La Provincia di Como del 05-03-2019
COMO. La città deve essere di tutti e per tutti. Ma, come raccontato, scalini, attraversamenti pedonali senza segnali sonori, magari nei pressi delle rotatorie, la allontanano dai suoi cittadini più fragili. A Como, le persone cieche e ipovedenti non possono muoversi da sole. Anni fa, però, Iubilantes insieme con Uici (l'Unione ciechi) hanno provato a invertire il paradigma, aprendo un sito, "Camminacittà", dove, per ogni tragitto, sono indicati, oltre ai luoghi d'interesse, anche le barriere architettoniche. «Grazie a un finanziamento regionale - spiega la presidente di Iubilantes Ambra Garancini - abbiamo inserito itinerari agevoli e interessanti da un punto di vista ambientale e storico, descrivendone ogni minimo particolare, compresa l'accessibilità. C'è tutto, dal tipo di terreno agli ostacoli, dai dislivelli al numero di gradini». Per esempio, nella prima tappa del cammino voltiano s'incontra come pavimentazione asfalto, piastrelle in porfido, cubetti in porfido, lastre di pietra, acciottolato e cemento granigliato. Sono presenti i cammini della Settimana Santa, Sant'Eutichio, lavandaie, città moderna e invenzione. I Comuni presenti sul sito, oltre al capoluogo, sono Argegno, Cernobbio, Menaggio, Ossuccio, Canzo, Dongo ed Erba. Ogni Comune ospita diversi itinerari e, con buona probabilità, sarà ripristinata anche l'applicazione per smartphone. Restando in tema, a giugno ci sarà invece "Monumenti aperti": le due associazioni, sempre insieme, organizzeranno visite guidate dove, spesso, i Cicerone saranno i non vedenti. «L'obiettivo è la valorizzazione per le fasce deboli della popolazione - continua Garancini - si racconterà la sensazione derivante dalla scultura e dall'oggetto d'interesse. I tour saranno a Sant'Abbondio, peraltro stiamo lavorando per realizzare la mappa tattile della chiesa, e al pianterreno del museo archeologico». E, a proposito di monumenti, un'iniziativa apprezzatissima fu "monumenti da toccare". Realizzata tredici anni fa, il materiale giace in un magazzino privato, senza essere esposto. «Un peccato, visto il responso entusiasta del pubblico, ma nessuno è interessato a ricollocarli nonostante le nostre richieste - conclude Garancini - Era un laboratorio multisensoriale e principalmente tattile, avente per tema le architetture e le decorazioni scultoree di alcune fra le più suggestive chiese romaniche lariane. C'erano calchi in scala uno a uno, per esempio dell'arco d'ingresso a Sant'Abbondio, oppure modelli più piccoli come la facciata di San Benedetto in Val Perlana. L'obiettivo era riprodurre soggetti difficili da raggiungere normalmente». (A.Qua.)
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