La Nuova Venezia del 01.09.2019
VENEZIA. Si chiama "Arte del con-tatto ed è un corso per insegnare agli operatori museali come rendere accessibili percorsi e opere d'arte alle persone con disabilità visiva, rendendo Venezia un po’ più "da toccare". L'iniziativa è stata presentata a Palazzo Tiepolo Passi, che ospita la mostra "Love is Blind Blind for love" di Caroline Lepinay: l'artista ha ingaggiato persone non vedenti come guide per persone che ci vedono e che per l'occasione possono bendarsi. Un'esperienza sensoriale coinvolgente. Il corso si svolgerà proprio all'interno di Palazzo Tiepolo Passi - dal 16 settembre - con l'obiettivo di formare operatori museali all'accoglienza delle persone non vedenti nei musei veneziani (e non solo). Visitatori di ogni nazionalità che spesso al ritorno da una vacanza a Venezia portano con sé pochi ricordi, perché i musei non sono predisposti per loro. E non si tratta della mancanza del sistema di lettura tattile Braille, ma di un operatore: è la persona a fare la differenza.
IL PROGETTO. «L'obiettivo del progetto», spiega Massimo Vita, vicepresidente dell'Istituto per la Ricerca, Formazione e Riabilitazione per la disabilità visiva, «è promuovere la cultura dell'accessibilità delle opere artistiche come veicolo per l'inclusione sociale». «Vogliamo riuscire ad arrivare a quante più persone possano ricevere informazioni utili», spiega Alessandro Trovato, presidente dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Venezia, «gli operatori museali sono fondamentali per rapportarsi con i non vedenti, che a volte non ricevono l'accoglienza dovuta per mancanza di formazione: oggi si sta muovendo qualcosa, siamo stati contattati da diversi musei veneziani per creare percorsi dedicati». Prosegue il vicepresidente Irifor: «Malgrado la tecnologia vada in soccorso all'autonomia dei non vedenti, la discriminante sono le persone, a questo serve formare professionisti che diffondano una cultura di accoglienza per non vedenti o ipovedenti. Noi ci sostituiamo allo Stato, che fa poco, perché le sfide si vincono se si riesce ad arrivare alla gente».
MONUMENTI IN 3D. «Quello che servirebbe oggi è che in ogni museo veneziano ci fosse almeno una persona formata, altrimenti il rischio è quello di tornare da Venezia senza avere visto nulla», chiarisce Trovato, «il sogno sarebbe quello di avere plastici in 3D per lo meno dei principali monumenti veneziani». Come la basilica di San Marco - oggi quasi per nulla a misura di non vedente - palazzo Ducale o l'Accademia. «Una guida in ogni museo e un plastico, altrimenti non saprò mai se l'immagine che ho in testa è bellissima ma non corrisponde al vero», aggiunge Vita, «non importa quanti non vedenti vengono a Venezia: anche se fosse uno solo, deve avere l'accessibilità. «Servono buona volontà e finanziatori; le stesse strutture museali potrebbero dedicare fondi» prosegue Ferdinando Torrente, della commissione Beni culturali Uici, «l'accessibilità è un diritto come l'acqua o l'energia elettrica, la stessa cosa dovrebbe valere per la disabilità, non è un di più».
IL CASO M9. «L'M9 di Mestre è l'opposto dell'accessibilità ai non vedenti», conclude Trovato, «è totalmente visivo, non si è pensato nulla per il non vedente, questo è grave perché punta proprio sulla tecnologia. Proprio perché tecnologico poteva essere accessibile: non ha Braille, né audio, né3D nulla da toccare. Per noi è come se ci fosse scritto fuori "vietato entrare". Si poteva investire sulle tecnologie virtuali, sulle tecniche robotiche che consentono di toccare a distanza l'opera sull'organizzazione dello spazio nell'allestimento invece nulla».
di Marta Artico
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