Roma Sette del 27/07/2021
Due docenti, di cui uno cieco dalla nascita, in visita al World Press Photo. Il consiglio: abbinare alle didascalie codici QR, per ascoltare storie e descrizioni
ROMA. Testaccio non è solo il cuore di una accogliente romanità: quest’anno è anche la “location” che consente di accedere al mondo nella sua multiforme vastità anche grazie al World Press Photo, in corso fino al 22 agosto al Mattatoio, che raccoglie le immagini finaliste dell’omonimo concorso di fotografia giornalistica. Alla mostra hanno dedicato una visita due docenti, Alessio Conti, cieco dalla nascita, che insegna filosofia, e la collega Maria Spoto.
Pur senza aver mai visto uno scatto, Conti è sempre stato attratto dalla capacità della fotografia di isolare, dal continuo fluire degli eventi, un frammento di vita per donarlo alla collettività. «Mai ho avuto questa impressione come visitando tale mostra – spiega -. Una vastità non solo geografica ma anche segnata dall’emergere di situazioni conflittuali non sempre al centro dell’attenzione mediatica. Si dischiudeva un orizzonte ignoto di foto fatte di parole, inquadrando suggestioni sospese tra attualità, cronaca e storia». Evocativa, per la sua capacità di cogliere un attimo, è a suo avviso l’immagine del ciclista fatto cadere e messo fuori competizione da un suo concorrente sleale, che ispira riflessioni sullo sport, sul valore della vita e delle regole. Altre immagini significative, quelle sulla società americana, «in cui il numero delle armi supera quello delle persone: sono stati descritti ambienti e situazioni di vita quotidiana rese abnormi dall’ingombrante presenza di armi di ogni sorta che, nella cultura del nemico, offrono ai singoli l’illusione di difendersi. Le molte immagini sul conflitto arabo-israeliano ricordano questa ferita mai rimarginata, tanto profonda che persino la paradossale modalità di generazione di un figlio da un padre recluso e una madre libera, in assenza di momenti di intimità, appare funzionale al perpetuarsi di una cultura d’odio».
In un periodo così particolare non possono mancare riferimenti al Covid. Lo è certamente la foto vincitrice, un’immagine – commentano Conti e Spoto – «che mostra l’abbraccio filtrato dalla plastica tra un’anziana e un’operatrice sanitaria. Anche l’ambiente non è stato risparmiato dall’epidemia, in uno scatto in cui un tritone nuota accanto a una mascherina».
Dai due docenti arriva un suggerimento. «Oggi i disabili visivi usano gli smartphone – sottolinea Conti -, si potrebbero abbinare alle didascalie codici QR che consentano di ascoltare le storie ed una dettagliata descrizione della foto, che senza indugiare su particolari poco significativi, enuclei gli elementi essenziali in modo da non ingombrare lo spazio dell’interpretazione». «Chi ascolta deve farsi una propria opinione degli ambienti descritti – dice Spoto -, il mio puntodi vista deve semplicemente offrire un’immagine, non la sua interpretazione o la suggestione di un’emozione, quella è personale. Con simili semplici rimedi, il non vedente potrebbe comunque accedere all’opera complessiva, elaborando egli stesso un’idea di quanto gli viene proposto».
di Angelo Zema
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