Il Sole 24 Ore del 22.02.2020
Nell'ambito della Giornata nazionale che ricorda l'invenzione della scrittura per ciechi con lettere in rilievo al via le celebrazioni per i 100 anni dell'Unione italiana ciechi.
Era il 1829 e la conoscenza alle persone cieche era tramandata per lo più in via orale. I tentativi di riprodurre l'alfabeto dei vedenti su carta, con lettere in rilievo, non aveva dato i frutti sperati. Ma proprio quell'anno, Louis Braille, ventenne di Coupvray, non lontano da Parigi, introdusse la rivoluzione dell'alfabeto che ancora conserva il suo nome: un sistema di scrittura basato su sei punti in rilievo. Ed è stato proprio grazie a quella griglia formata da due punti in orizzontale e tre in verticale che le persone cieche cominciarono a ricevere un'istruzione adeguata e, con essa, la possibilità di ottenere lavoro e di percorrere la via maestra per l'integrazione nella società.
A quella invenzione è dedicata la Giornata nazionale del 21 febbraio nell'ambito della quale l'Unione dei ciechi e degli ipovedenti (UICI) avvia le celebrazioni per i 100 anni della sua fondazione: un'occasione per esaltare i caratteri di universalità e libertà del codice Braille e richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sull'importanza che questo sistema riveste nella vita delle persone non vedenti e per la loro inclusione sociale e culturale.
Bene i tablet ma è necessario dare ai bambini ciechi il libro in Braille
«Il braille continua a rimanere fondamentale per l'istruzione e il lavoro – sottolinea il presidente UICI, Mario Barbuto -. Oggi sono tanti i dispositivi in braille elettronico che permettono di collegarsi in modo autonomo. Su iPhone e iPad ad esempio c'è la possibilità della tastiera in braille: un grande vantaggio per avere una modalità di scrittura veloce come gli altri. Il valore ancora enorme del braille è che ci rende autonomi dalla lettura degli altri: leggere un libro da soli è un grande sinonimo di libertà". L'audiolibro, dunque, secondo Barbuto "è uno strumento eccezionale ma resta sempre una lettura mediata, un compromesso che accettiamo volentieri: quello che non accettiamo è portare questa modalità tra i bambini e i ragazzi, in una scuola elementare e media". "Un bambino non vedente - sottolinea Barbuto - ha il diritto di avere il suo libro, la sua pagina braille sottomano, e percorrere il cammino che fanno tutti gli altri".
Per l'Oms la disabilità visiva colpisce 253 milioni di persone
Dalle scuole ai documenti della pubblica amministrazione, dunque, c'è ancora molta strada da percorrere. Eppure, secondo gli ultimi dati dell'Oms la disabilità visiva colpisce circa 253 milioni di persone nel mondo, ed è evitabile o trattabile in oltre l'80% dei casi. In Italia si stima che siano quasi 1,5 milioni di ipovedenti e 220mila ciechi. Secondo la relazione del ministero della Salute inviata al Parlamento, il 2% degli italiani soffre di gravi limitazioni alla vista, percentuale che sale al 5,4% tra gli over 65 e all'8,6% tra chi ha almeno 75 anni. Sommando i casi gravi con i problemi più lievi e moderati, i cittadini italiani che convivono con disturbi alla vista sono 43 su cento, dei quali il 33,4% ha dai 65 anni in su, mentre il 17,6% ha 15 anni o meno.
La carovana dell'Unione italiana ciechi toccherà 17 città
Per sensibilizzare l'opinione pubblica l'UICI toccherà con la sua "carovana" 17 città – la prima sarà Catania, l'ultima il 24 ottobre Genova con il concerto di Andrea Bocelli - ponendo l'accento su sei aree tematiche: cultura, sport, tempo libero, inclusione lavorativa, arte e musica, prevenzione e ricerca. Mese per mese sarà raccontata un'Italia inedita di storia, coraggio, talenti e solidarietà con mostre fotografiche, "plastici architettonici" e traduzioni tridimensionali e in Braille di capolavori artistici che il non vedente può "toccare con mano", aree dedicate all'addestramento del cane guida, l'esperienza del "bar al buio", nonché l'opportunità di praticare sport come showdown, scherma e judo bendati al fianco di atleti non vedenti.
di Ernesto Diffidenti
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