lunedì 6 luglio 2020

Beltmap: nasce la cintura a vibrazione per ipovedenti e non vedenti

Innovazione Sociale del 06.07.2020

Beltmap nasce nel 2018 dall’idea di Francesco Volpi, ingegnere di 34 anni originario di Finale Ligure (SV) che lavora tra Genova e Milano. Il team è completato da Paolo Ferrazza, ingegnere di 33 anni di Genova, e Giorgia Delogu, economista di 22 anni di scuola Bocconi.

La start-up ha realizzato un dispositivo elettronico altamente innovativo nel settore smart mobility, che consente alle persone con difficoltà visive di orientarsi e muoversi liberamente nello spazio. Attraverso l’utilizzo di una cintura speciale, connessa a una mobile app, il dispositivo è in grado di impartire comandi direzionali e guidare il soggetto verso la destinazione prescelta. Un device made in Italy e al tempo stesso un unicum sul mercato, che ha già attirato l’attenzione di multinazionali dell’elettronica come Renesas, che ha sponsorizzato parte dell’industrializzazione.

Da oggi Beltmap può contare sul sostegno di Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore – braccio strategico e operativo di Fondazione Cariplo nell’ambito dell’impact investing – che ha supportato lo sviluppo della start-up, prima attraverso l’offerta di un percorso di accelerazione e mentorship e ora con un investimento in equity, per un valore complessivo di 50.000 euro.

Come funziona Beltmap e quali sono le sue caratteristiche?

Beltmap rappresenta un vero e proprio “Google Maps per non vedenti”, in grado di geo-localizzare istantaneamente un soggetto e di condurlo verso la destinazione prescelta. I fruitori di Beltmap, indossando la cintura connessa all’app proprietaria, hanno la possibilità di concentrarsi completamente sui movimenti che stanno svolgendo, evitando in maniera autonoma i comuni pericoli stradali e le distrazioni circostanti, causate dai rumori ambientali.

Il prodotto è stato progettato, realizzato e testato grazie al supporto di AGERANVI – Associazione Genitori dei Ragazzi Non Vedenti –, dell’Unione Italiana Ciechi, e dell’Istituto Ciechi di Milano. Ha le seguenti caratteristiche:

• La Mobile App proprietaria, compatibile con sistemi Android e iOS, può utilizzare più servizi di mappe di terze parti, tra cui quelli di Google Maps, e recepisce i comandi vocali per l’individuazione del percorso desiderato;

• L’Hardware (cintura vibrante) e il software (app per smartphone) sono integrati e wireless: entrambi utilizzano la tecnologia Bluetooth Low Energy per la connessione;

• Il dispositivo è dotato di ampia autonomia di ricarica;

• La soluzione è complementare a uno strumento, ad esempio il bastone bianco, che consenta alla persona di rilevare gli ostacoli o i pericoli di prossimità.

Qual è l’impatto generato?

Il dispositivo messo a punto da Beltmap potrebbe avere un impatto elevato nel migliorare la vita e, nello specifico, la mobilità delle persone con difficoltà visive, costituendo uno strumento altamente innovativo per agevolarne l’orientamento nello spazio in modo semplice e sicuro. Il valore aggiunto di Beltmap sta nella sua capacità di integrarsi con servizi di mobilità già in uso – tra cui Google Maps - e di renderli completamente accessibili a persone aventi handicap di tipo visivo attraverso il sistema di guida basato sulle vibrazioni, che permette al soggetto di percepire i rumori esterni e di individuare eventuali fonti di pericolo, senza distrazioni.

“Abbiamo molta fiducia nel team di Beltmap e nell’impatto che il dispositivo potrà avere sulla vita delle persone con difficoltà visive, agevolandone la mobilità in autonomia. Il percorso di investimento realizzato con la start-up è emblematico dell’approccio integrato all’impact investing che promuoviamo e che definiamo “social venture building”, proprio per la sua propensione a stimolare lo sviluppo di nuove imprese, con un approccio bottom-up. Nel caso specifico, infatti, per garantire alla start-up un supporto completo a 360° è stato necessario coordinare con attenzione il percorso di capacity building con l’investimento diretto nel capitale della società, accompagnando inizialmente il progetto lungo un percorso di crescita graduale e, solo al termine dello stesso, intervenendo con le risorse necessarie al suo sviluppo.” – ha dichiarato Marco Gerevini, Consigliere di amministrazione della Fondazione Social Venture GDA.

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