Redattore Sociale del 11.07.2020
A Tirrenia, il campione paralimpico organizza un camp estivo con 31 bambini da tutta Italia. “ L’apporto terapeutico dello sport ai bambini non vedenti è molto poco trattato, ed è un errore, perché può dare moltissimo, soprattutto in termini di socialità”.
VARESE. Nuoto, karate e sci nautico: le tre passioni di Daniele Cassioli, atleta paralimpico classe 1986, cieco dalla nascita, detentore dei record del mondo di ogni specialità dello sci nautico. “Lo sport mi ha dato moltissimo, da qualche anno ho scelto di impegnarmi per provare a restituire agli altri un po’ di questa grande fortuna che ho ricevuto”. Cassioli, romano di nascita e varesino d’adozione, è tesserato con l’Asd Waterski Recetto e dal 25 al 30 luglio sarà a Tirrenia per un camp estivo dedicato ai piccoli non vedenti che vogliono cimentarsi in un’avventura sulle onde. Trentuno tra bambini e ragazzi – dai 5 ai 15 anni – da tutta Italia, giornate intense scandite da attività motorie e attività in acqua, giochi ed esercizi per stimolare i giovani atleti non solo da un punto di vista motorio ma anche, se non soprattutto, sociale.
“L’apporto terapeutico dello sport ai bambini è molto poco trattato: se un bimbo cieco vuole fare sport non è minimamente aiutato, tutto è lasciato alla buona volontà delle famiglie, spesso non adeguatamente informate. Questo passaggio, invece, dovrebbe essere automatico. Portare un figlio cieco in ospedale o in un campo sportivo non è la stessa cosa”. Snodo cruciale, il rapporto tra pari: “I bambini non vedenti hanno a che fare con i genitori, con l’assistente alla comunicazione, con lo psicomotricista, con gli insegnanti… Tutti adulti. E poi in classe vengono esclusi: la responsabilità è anche degli adulti, non in grado di favorire situazioni adatte. Lo sport è completamente diverso perché, finalmente, abbraccia il rapporto tra pari”. Ed è da questo presupposto che, alla fine dell’anno scorso, Cassioli ha dato vita all’associazione Real Eyes Sport, nata per offrire a tutti i bambini ciechi e ipovedenti, indipendentemente dalla loro condizione, la possibilità di fare sport: “È il mio modo di seminare il seme dello sport per tutti il più lontano possibile”. L’offerta sportiva è ampia: attività motoria di base, sci nautico, sci alpino, atletica, calcio, pattinaggio a rotelle, scherma, arrampicata. “Tra i nostri obiettivi c’è anche quello di mettere in rete le famiglie per sensibilizzare chiunque al diritto dei bambini di divertirsi attraverso lo sport. A questo proposito proponiamo camp multisport, estivi e invernali, in cui le famiglie e i bambini toccano con mano altre realtà, ascoltano altre storie e vivono altre esperienze. Proprio quello che sta per partire a Tirrenia. L’anno scorso, invece, l’abbiamo organizzato a Milano”.
Organizzare un capo estivo per 31 bambini in epoca di emergenza sanitaria non è stato semplice: “Tutto e tutti ci consigliavano di lasciare perdere. Ma noi ci siamo impuntati: proprio perché tanti lasceranno perdere, è ancora più importante esserci. I ragazzini sono fermi da mesi, non possiamo perseverare in questa penalizzazione, non potevamo tirarci indietro”. I 31 bambini – ma le richieste sono state 45 “Purtroppo non ce l’abbiamo fatta ad accontentare tutti” – sono tutti a un livello diverso di alfabetizzazione motoria: “Le nostre attività saranno alla portata di tutti: coinvolgeremo ragazzi e genitori. A questi ultimi offriremo qualche spunto da mettere in campo nelle vacanza al mare in famiglia, occasioni importanti di divertirsi insieme”.
“Ho una chat di 200 famiglie di bambini non vedenti, nell’associazione siamo già 70 tesserati – conta Cassioli, anche autore del libro “Il vento contro - Quando guardi oltre tutto è possibile” –. La pandemia, arrivata a pochi mesi dalla nostra nascita – ha colpito duro anche noi. Reperire fondi non è facile, la situazione è complessa. Ma noi stiamo facendo tutto il possibile e continueremo a farlo: come puoi, d’altronde, attribuire un prezzo alla telefonata di una mamma che ti dice che, da quando ha provato lo sci nautico, suo figlio ha cominciato ad alzare la mano in classe? Quanto vale il ringraziamento di una famiglia che, da quando il figlio cieco è stato al camp, esce con un amico? Tutto ciò non ha prezzo, ma è l’unica cosa che conta”.
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