Messaggero Veneto del 03.07.2020
Le copie 3D delle due Teste di carattere di Messerschmidt sono solo il primo passo dell'iniziativa dedicata ai disabili visivi.
GORIZIA. Sono comunemente chiamate "Lo starnuto" e "L'uomo che guarda il sole": le due "Teste di carattere" conservate a Palazzo Coronini-Cronberg paiono essere state fatte apposta per venire strette tra le mani. Le dita appoggiate sul volto delle opere realizzate da Franz Xaver Messerschmidt danno un senso a quelle smorfie così uniche da sembrare capolavori dell'arte contemporanea. Le teste risalgono, invece, alla seconda metà del Settecento. Per la sua ricerca del lato oscuro dell'essere umano, l'artista bavarese è stato accostato a nomi come quelli di William Blake e Francisco Goya. Dei 100 busti previsti, Messerschmidt ne realizzò 64, ma solo 49 sono giunti a noi e, di questi, gli unici presenti in Italia sono i due di Gorizia. La Fondazione Coronini-Cronberg può quindi contare su una coppia d'assi, ma nel moderno allestimento realizzato a fine 2016 nella villa di viale 20 Settembre, in realtà, le teste sono quattro. I due originali sono bene illuminati e si trovano sotto vetro, ad accompagnarli ci sono le riproduzioni realizzate con stampanti 3D. "Lo starnuto" e "L'uomo che guarda il sole" sono parte del percorso "Gorizia con Tatto". L'iniziativa promossa da Italia Nostra e Unione italiana ciechi - con il sostegno della Fondazione Carigo e del Comune di Gorizia - comprende, tra le altre cose, anche le mappe tattili del castello e della chiesa di Sant'Ignazio. Ma le teste rappresentano anche il primo passo di quello che all'interno del palazzo vorrebbe essere un percorso tattile più ampio . «Abbiamo tutto da costruire - spiega Valentina Randazzo, referente del progetto di inclusività della Fondazione -. Le teste sono un buon inizio, ma la villa non è un museo di statue: è una casa arredata con gli oggetti di un collezionista e la cosa è un po’ più complicata». Per il momento la Fondazione Coronini Cronberg ha effettuato delle visite sperimentali con micro-gruppi e tra gli ospiti ha avuto anche la campionessa paralimpica di scherma Simonetta Pizzuti. La difficoltà è legata al fatto che il rapporto guida/visitatore deve essere di 1 a 1. Ad aiutare Valentina ci sono quindi due collaboratrici, Simonetta Brazza e Agnese Monferà. Nell'era Covid c'è però un'ulteriore difficoltà: le distanze. È infatti l'operatore che guida le mani del disabile visivo nel corso dell'esperienza. «La visita è qualcosa di coinvolgente, come il progetto, ma non sono cose che si fanno in due minuti», osserva Valentina. Ci vuole dunque tempo. Intanto si può partire dal coinvolgimento dei normodotati. «Partecipando ai corsi dell'Istituto ciechi "Cavazza" di Bologna ho imparato che lo sguardo è presuntuoso e che il tatto è umile. Certe volte crediamo di vedere, ma non è così; inoltre non ci fidiamo delle nostre mani». Coinvolgere chi vede per far comprendere il "punto di vista" di chi non vede è dunque il primo passo di questa ambiziosa sfida. «L'associazione Rittmeyer di Trieste organizza le cene al buio, noi vorremmo partire da qui per poi organizzare delle conferenze con Loretta Secchi, una vera e propria luminare sul tema, e dei laboratori tattili. La difficoltà è però quella di non mescolare l'aspetto ludico con il messaggio da veicolare», osserva Valentina. Enrico Graziano, direttore della Fondazione Coronini Cronberg, sostiene il progetto. Nel ricordare l'ottimo lavoro realizzato dall'Università di Trieste e dalla ditta Loudlab di Sacile per le teste di Messerschmidt osserva: «È un modo per stare vicino a chi presenta deficit visivi. Le persone che hanno partecipato ai nostri "esperimenti" sono uscite tutte contente».
di Stefano Bizzi
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