ROMA. Sfrecciano silenziosamente per le strade della Capitale. Spesso contromano e con due persone a bordo. Per tanti un mezzo di trasporto comodo e smart, per molti altri, invece, un pericolo e un'ulteriore barriera architettonica.
Regole poco chiare anche sulle modalità della sosta, trasformano i monopattini elettrici in un ostacolo per disabili in carrozzina, non vedenti o ipovedenti. Per loro il rischio di rimanere bloccati sul marciapiede, di essere investiti o di inciamparci è concreto. Perchè i veicoli vengono ormai parcheggiati ovunque: davanti alle rampe per disabili, di fronte ai portoni, sugli attraversamenti pedonali o in mezzo ai marciapiedi. Vittima del parcheggio selvaggio è Luciano Domenicali, 74 anni e non vedente da quando ne ha 5: « Stavo camminando col mio bastone bianco sul marciapiede a destra che costeggia via Appia Nuova, tra piazza Re di Roma e San Giovanni - ricorda - quando a un tratto sono inciampato su qualcosa che mi ha sbilanciato in avanti e che si è scoperto poi essere un monopattino. Ho rischiato di cadere faccia a terra e di sbattere busto e costole contro il manubrio. Mi è già capitato in passato di prendere in pieno torace un manubrio di una moto parcheggiata male, mi è costato una contusione alla costola».
Luciano ne fa, ovviamente, una questione di incolumità. Che riguarda anche i mezzi in movimento. «I monopattini elettrici non sono rumorosi - spiega Giuliano Frittelli, presidente dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti di Roma - e la loro silenziosità non sempre permette di accorgersi del loro arrivo ». Inoltre, «le piste ciclabili utilizzateda questi veicoli, se non delimitate fisicamente, diventano un pericolo per la sicurezza di chi non vede » . Da qui la richiesta dell'Uici alla giunta capitolina di « introdurre un rumore artificiale per i monopattini » . Stessa proposta lanciata dall'avvocato Giulio Nardone, presidente dell'associazione Disabili visibili onlus, che ripropone il tema della sosta: « Vanno trovati posti precisi » . Mobilità alternativa sì ma che non sia di intralcio per gli altri, anche lungo i percorsi dotati di avvisi pedo-tattili o sonori.
Per Dario Dongo, paraplegico e presidente di Égalité onlus, le tavole in sharing sono anche una risorsa: « Combattono l'inquinamento atmosferico e non sono impossibili da spostare per chi non ha gravi lesioni alle braccia » . E la sosta selvaggia? «È una questione di inciviltà » , taglia corto. Come a voler sottolineare che spesso le barriere culturali, sono peggio di quelle architettoniche. Ma restano gli incidenti e gli ostacoli da raggirare. Senza regole precise, la possibilità che il monopattino si trasformi in una mina vagante è quasi una certezza.
di Laura Barbuscia
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