Libero del 24-07-2018
VALLE D'AOSTA. Due ore di passeggiata in montagna. Luca, cieco da quando aveva 17 anni, si è sentito immerso nella natura. «Mi è piaciuto camminare sentendo vicino il suono dell'acqua e immaginare una fonte purissima». Non è lo stesso che mangiare con gli occhi il panorama mozzafiato della Valle D'Aosta, certo, ma è un inizio per andare oltre alla disabilità. Luca, oggi 45enne, anziché essere costretto a rimanere chiuso in un albergo o a fare piccoli giri in paese, si è spinto in uno dei tanti itinerari che la Valle d'Aosta offre ai turisti. Percorsi che arrivano ai rifugi fin quasi sulle vette, escursioni tra boschi e pinete, luoghi finora interdetti alle persone come lui, perse senza l'insostituibile bastone bianco. Luca ha potuto addentrarsi per quei sentieri sterrati, che d'inverno diventano bianchi di neve, grazie a un accompagnatore, un volontario, che ha camminato con lui, fianco a fianco, senza mai lasciarlo un attimo. Prima non era così. Il servizio è nuovo, partito da pochissimo nella regione alpina grazie a una sinergia tra la sezione di Aosta dell'Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici), in collaborazione con la cooperativa sociale C'era l'Acca e l'associazione sport per tutti (Aspert). Altre regioni si stanno adeguando e arrivano adesioni. È bastata un'idea semplice, un pensiero fisso su come rendere meno pesante un handicap che colpisce con sempre maggiore frequenza. L'Uici ha pensato a un turismo a misura di ciechi. La coop ha reclutato i volontari, un'istruttrice ha tenuto un corso di formazione per insegnare agli interessati come gestire un ipovedente sui sentieri di montagna. Il presidente regionale Uici, Luigi Giunta, ha contattato gli albergatori della valle e le aziende di soggiorno locali affinché potessero proporre questo servizio nei loro circuiti. Si parte, ovviamente, con escursioni in piano, ad esempio da Etroubles lungo la via Francigena, ma poi tutto varia da persona a persona, molto dipende dall'età e dalle condizioni generali del "turista speciale", soprattutto dal grado di autonomia. «Uno degli itinerari privilegiati è la camminata che raggiunge il ponte acquedotto sul Ru Prevot», ci spiega Maria Cosentino di C'era l'Acca, «che passa lungo vecchi canali d'irrigazione costruiti nel Medioevo, ma in passato siamo stati anche al Parco del Gran Paradiso e puntiamo ad ampliare la gamma dei percorsi. All'inizio bisogna scegliere sentieri larghi dove non vedente e accompagnatore possono procedere affiancati, solo in un secondo tempo, con l'esperienza, potremo pensare a zone più strette e meno agevoli dove camminare in fila indiana». Tecnicamente la camminata avviene in due modi. Nel primo il non vedente prende il braccio dell'accompagnatore all'altezza del gomito. Il secondo prevede che entrambi tengano in mano un comune laccetto, uno ad un'estremità, l'altro al lato opposto. Il tatto è essenziale per le persone affette da cecità. Anche toccare un tronco d'albero, sentire gli aghi dei larici sui polpastrelli delle dita, accarezzare una foglia durante una passeggiata in montagna, diventa una piccola luce. Nel buio.
di Brunella Bolloli
Nessun commento:
Posta un commento