La mostra Vernissage ieri per Forme Sensibili al Museo Omero di Ancona
Esposte le sculture degli artisti Annibali, Del Bianco, Giuliani, Natale e Valeri.
ANCONA. Adesso chiudete gli occhi: siete nella sala del Museo Omero, alla Mole Vanvitelliana di Ancona, in cui s'è inaugurata ieri la mostra Forme Sensibili. Chiudete gli occhi e lasciatevi guidare solo dal tatto, per apprezzare le sculture dei cinque artisti di questa esposizione: Paolo Annibali, Egidio Del Bianco, Giuliano Giuliani, Rocco Natale, Valerio Valeri. Marchigiani di origine o di elezione, non di rado nella loro storia si sono trovati a esporre insieme, in mostre dell'arte contemporanea, tanto più esemplari quanto diversi sono i linguaggi, gli stili e i materiali.
Il grande Peschi un profeta.
Cinque giovani da non perdere assolutamente di vista, li aveva definiti il grande Umberto Peschi, loro docente, commentando le prove d'esordio di questi promettenti studenti all'Accademia. Da acuto osservatore dei suoi allievi, fu profeta delle loro conquiste. E ancora una volta trovano, con la complicità del curatore Nunzio Giustozzi, la sede idonea e lo spirito per confrontarsi, in un cortocircuito di forme, proprio nel luogo che per elezione concede il piacere della scoperta tattile.
Il tatto che non danneggia.
E allora proviamo ad accarezzare queste opere, «perché il tatto non danneggia l'arte, se usato con amore», come ci insegna il presidente del Museo Omero, Aldo Grassini. «È ancora difficile convincere i vedenti a toccare le sculture. Solo i bambini vi si abbandonano con quella spontaneità ingenua che tutti dovremmo recuperare, a educare la sensibilità. Allora, sapremo ancora stupirci». Come seta, a tratti ruvida, a tratti levigata e pastosa, è il travertino con cui Giuliano Giuliani modula le sue forma aeree, traendo dalla materia un velo morbido, capace di flettersi in anse e volute, di sfrangiarsi e abbandonarsi alla sensualità di curve femminili. Picchi di terracotta come corteccia d'albero culminano nel drappeggio dei pepli che rivestono le ragazze pensose di Paolo Annibali, l'unico figurativo, su fino ai loro volti seri come quelli delle tanagre ellenistiche. Più teso è il profilo del giovinetto alato, Hypnos, mentre rassegnata è la postura del Minotauro affranto e fiero.
Belle geometrie lignee.
Lì accanto, le geometrie lignee di Egidio Del Bianco, impennate su trespoli d'acciaio, rivelano al tatto la familiarità col maestro Peschi, nella ricerca delle vene del tronco da cui derivano, della sua anima viva. Di cosa sono fatte le sfere conficcate su guglie e spiedi di metallo tagliente con cui Rocco Natale suggerisce cosmi primordiali? Di lana, stoffa intrecciata, cartone, materiali poveri su cui passare le dita incredule. Infine, non inganni le vostre dita la freddezza di lastre di metallo che si spaccano docili, di steli e di scaglie che insieme disegnano metafore, nelle opere di Valerio Valeri. Lavorati col fuoco, ferro, ottone e rame hanno il calore di esseri animati. Aspettano solo di essere toccati per prendere vita.
di Lucilla Niccolini
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