Vita.it del 03.12.2019
È il concetto di giustizia che oggi deve cambiare. Giustizia è un sistema di welfare di inclusione. Anche questa parola non è ancora del tutto digerita: tutti dobbiamo contribuire a realizzarla, a cominciare da noi persone con disabilità, perché l'inclusione si fa con noi. “Niente su di noi senza di noi”.
La rivoluzione introdotta dalla Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) è appena cominciata. Il profondo cambio di paradigma legato alla CRPD ha iniziato a produrre i suoi frutti, con maggiore evidenza a livello internazionale, in maniera ancora timida e incerta a livello nazionale. Questo nuovo approccio fa emergere che queste persone sono diventate vulnerabili proprio perché nei secoli sono state escluse, discriminate, vulnerate nei loro diritti umani. L’attenzione che viene ora prestata rappresenta una sorta di risarcimento alla loro cancellazione dalle politiche di sviluppo. Ora finalmnte le persone con disabilità fanno parte di tutte le società e devono godere i frutti della crescita economica e sociale.
L’impegno della comunità internazionale è evidente, nell’introdurre in forma di mainstreaming il tema della disabilità nei documenti più importanti degli ultimi anni. La Nazioni Unite negli Obiettivi di sviluppo sostenibile, nel Sendai framework, nel Global compact dei rifugiati, nelle Linee guida per l’inclusione delle persone con disabilità negli interventi umanitari; l’Unione Europea nella strategia sulla disabilità, nei consensus sugli aiuti umanitari e la cooperazione internazionale; l’OCSE-DAC nell’introdurre un marker sulla disabilità nelle sue classificazioni dei progetti di cooperazione internazionale, il riferimento alle persone con disabilità è ormai un punto fisso e viene coniugato con gli stessi principi guida: inclusione dei temi della disabilità in tutte le politiche, adeguamento delle soluzioni tecniche per garantire l’eguaglianza di opportunità e la non discriminazione, raccolta dati disaggregati…
Essendo il 15% della popolazione mondiale sembra ovvio - ricordiamo che nell’arco di una vita tutti i più di 7 miliardi di esseri umani che abitano la terra vivranno esperienze di disabilità - ma fino all’altro ieri questo target non era nemmeno preso in considerazione. Ora cominciano finalmente ad essere attivate politiche sulla disabilità in molti paesi che hanno definiti piani e programmi dedicati ed è già tempo di iniziare a misurare le loro ricadute, attraverso strumenti di monitoraggio. Le stesse organizzazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie hanno ampliato il loro potere di rappresentanza, costituendo federazioni unitarie che rafforzano la loro voce verso le istituzioni nazionali ed internazionali. Il riconoscimento di una loro voce è avvenuto anche all’interno degli organismi di rappresentanza delle minoranze nelle Nazioni Unite, grazie all’International Disability Alliance.
L’altro principio universalmente riconosciuto è le persone con disabilità non sono più oggetti di intervento, ma soggetti a pieno titolo, la cui partecipazione è non solo da garantire, ma necessaria e utile alla società, perché il loro contributo è sempre innovativo. L’inclusione infatti non può essere realizzata senza la partecipazione diretta delle persone escluse. L’attenzione alle fasce discriminate e svantaggiate crea condizioni di benessere per tutta la società. Il rafforzamento delle loro competenze, l’empowerment, l’egualizzazione di opportunità e la non discriminazione rappresentano gli strumenti concettuali essenziali per la loro piena emancipazione e il rispetto dei loro diritti umani.
Quali raccomandazioni si possono fare a conclusione di questa riflessione su cooperazione internazionale e persone con disabilità? Ne elenchiamo le principali e le indirizziamo agli attori coinvolti, come strumento di azione per promuovere i diritti delle persone con disabilità.
Alle Nazioni Unite:
1. Introdurre in tutte le politiche, i programmi, i progetti l’inclusione delle persone con disabilità;
2. Garantire il mainstreaming della CRPD in tutti treaty bodies delle convenzioni sui diritti umani;
3. Monitorare gli impegni internazionali degli stati in tema di disabilità, attraverso indicatori dedicati;
4. Promuovere la formazione degli staff delle agenzie delle Nazioni Unite sull’applicazione della CRPD.
All'Unione Europea:
5. Garantire l’inclusione delle persone con disabilità in tutti gli accordi con i paesi terzi, identificando gli indicatori appropriati per monitorare l’uso dei fondi europei su questo target;
6. Promuovere il mainstreaming della disabilità nei progetti di cooperazione internazionale finanziati dall’Unione Europea;
7. Introdurre un marker sulla disabilità nel monitoraggio dei progetti di cooperazione internazionale finanziati dall’Unione Europea;
8. Vincolare l’uso dei fondi europei nella cooperazione internazionale al rispetto dell’accessibilità per le persone con disabilità (costruzioni, siti web, etc.);
9. Promuovere la partecipazione attiva delle OPDs nei progetti di cooperazione internazionale;
10. Formare esperti con disabilità che possano operare nei progetti di cooperazione allo sviluppo.
Alle Agenzie nazionali di cooperazione internazionale:
11. Definire piani d’zione e linee guida su cooperazione internazionale e disabilità, basati sulla CRPD;
12. Formare le ONG sul mainstreaming della disabilità nei progetti di cooperazione allo sviluppo;
13. Monitorare i progetti di cooperazione internazionale inclusivi delle persone con disabilità.
Agli Stati Nazionali:
14. Applicare la CRPD nelle legislazioni e politiche nazionali e locali;
15. Inserire nelle politiche nazionali i servizi di riabilitazione e abilitazione;
16. Sostenere la partecipazione delle OPDs nelle scelte che le riguardano a livello nazionale e locale;
17. Attivare politiche che rimuovano gli ostacoli, le barriere e le discriminazioni che limitano la partecipazione delle persone con disabilità su base di eguaglianza con gli altri cittadini;
18. Includere le persone con disabilità all’interno delle politiche di lotta alla povertà.
Alle Organizzazioni non governative:
19. Formare i propri staff ed esperti sul mainstreaming della disabilità;
20. Reclutare esperti con disabilità che possano operare nei progetti di cooperazione allo sviluppo;
21. Sostenere l’empowerment delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni;
22. Promuovere la creazione di federazioni nazionali e locali di associazioni di persone con disabilità e loro familiari;
23. Creare ed utilizzare strumenti innovativi nella promozione dell’empowerment delle persone con disabilità (Emancipatory disability research, peer counselling, …).
Alle Organizzazioni di persone con disabilità e loro familiari:
24. Promuovere la partecipazione delle OPDs nei consessi internazionali e nei progetti di cooperazione internazionale;
25. Formare una leva di esperti con disabilità capaci di operare all’interno dei progetti di cooperazione internazionale;
26. Attivare collaborazioni e coordinamenti con le associazioni internazionali e regionali di persone con disabilità;
27. Promuovere e realizzare piattaforme ed organizzazioni unitarie di associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie;
28. Sensibilizzare i propri associati sui temi della cooperazione internazionale.
È il concetto di giustizia che oggi deve cambiare. Giustizia è un sistema di welfare di inclusione. Anche questa parola non è ancora del tutto digerita: tutti dobbiamo contribuire a realizzarla, a cominciare da noi persone con disabilità, perché l'inclusione si fa con noi. Siamo noi a poter aiutare l’applicazione e l’attuazione della Convenzione ONU, siamo noi che abbiamo saperi, consapevolezza e capacità di interlocuzione per tutelare i nostri diritti umani. “Niente su di noi senza di noi”.
* Giampiero Griffo è presidente di RIDS-Rete Italiana Disabilità e Sviluppo e Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità. Questo testo è stato pubblicato in "Essere persona. La disabilità nel mondo: le sfide per una nuova cooperazione allo sviluppo" realizzato per diffondere i contenuti del convegno promosso da Aifo, OVCI-La Nostra Famiglia e Fondazione Don Gnocchi. Perché realizzare una società inclusiva non riguarda solo alcuni "addetti ai lavori" ma è una sfida che richiede la partecipazione di tutti.
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