Superando.it del 19.12.2019
Proprio in questi giorni la CEDAW, ovvero la Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna compie quarant’anni, essendo stata adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1979. Qui in Italia se ne parla poco, ma in Inghilterra l’organizzazione non governativa WEI (Women Enabled International) ha voluto celebrare la ricorrenza, invitando ad includere le donne con disabilità nell’Agenda per l’attuazione della Convenzione stessa.
Il 18 dicembre 1979 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (CEDAW) – ratificata dall’Italia con la Legge 132/85 e che dunque proprio in questi giorni compie i suoi primi quarant’anni.
Nel nostro Paese se ne parla poco, ma in Inghilterra l organizzazione non governativa WEI (Women Enabled International), costituitasi nel 2012 per colmare le lacune dei movimenti tradizionali delle donne e dei movimenti di persone con disabilità che spesso lasciano indietro donne e ragazze con disabilità, ha voluto celebrare la ricorrenza invitando ad includere le donne con disabilità nell’Agenda per l’attuazione della Convenzione stessa.
A tal proposito, in un post pubblicato sul blog della WEI, a firma di Amanda McRae (40 Years of CEDAW: Keeping Women with Disabilities on the Agenda), viene sottolineata l’importanza della ricorrenza, giacché la CEDAW è un trattato sui diritti umani che ha contribuito a trasformare il mondo fornendo, ai molti Paesi che l’hanno ratificato, un quadro giuridico per garantire il rispetto, la protezione e il riconoscimento dei diritti di tutte le donne e ragazze, comprese quelle con disabilità. Tuttavia, osserva McRae, per gran parte di questi quarant’anni, le donne e le ragazze con disabilità sono state escluse dall’Agenda sui Diritti delle Donne in quasi tutti i Paesi.
Dal canto suo, il Comitato CEDAW – il gruppo di esperti/e che monitora la CEDAW nel mondo – ha da tempo riconosciuto la specificità della discriminazione cui sono soggette le donne con disabilità e ha invitato gli Stati a includerle nei loro sforzi sulla parità di genere e a raccogliere dati su questo gruppo di persone. Infatti, WEI ha constatato che le donne con disabilità sono quasi sempre invisibili nelle leggi, nelle politiche, nei programmi e negli sforzi di raccolta dei dati che gli Stati mettono in atto per garantire i diritti delle donne e delle persone con disabilità.
Nello scorso mese di febbraio, la stessa McRae ha partecipato all’incontro periodico del Comitato CEDAW nel Regno Unito, constatando di persona come gli Stati rendano invisibili le donne con disabilità. Quindi WEI e Sisters of Frida, un collettivo di donne con disabilità con sede nel Regno Unito, hanno lavorato per riferire sugli abusi contro le donne con disabilità nel loro Paese, ma nonostante il loro sforzi, i rappresentanti britannici non hanno fatto tesoro delle indicazioni fornite, e all’incontro di revisione della CEDAW, tenutosi a Ginevra, in Svizzera, hanno continuato a citare dati statistici sulle donne e sulle persone con disabilità, senza però avere troppe informazioni sulla situazione specifica delle donne con disabilità.
Se essere state ignorate è stato demoralizzante, tuttavia di positivo vi è stato che le preoccupazioni espresse venissero riconosciute e promosse dai maggiori esperti mondiali sui diritti delle donne. «Non sono sicura che le donne con disabilità sarebbero state così fortemente incluse nell’Agenda sui Diritti delle Donne quarant’anni fa», osserva McRae.
Qualcosa, per altro, è cambiato lo scorso anno, quando – come avevamo riferito a suo tempo – la prima donna con disabilità, Ana Peláez Narváez, proveniente dalla Spagna, è stata eletta come esperta nel Comitato CEDAW, influenzando il lavoro del Comitato stesso nel richiamare la responsabilità degli Stati a garantire i diritti di tutte le donne e ragazze, incluse le donne e le ragazze con disabilità.
La sua presenza nel Comitato sta dimostrando agli Stati che non possono ignorare le donne con disabilità, e sta anche iniziando a mostrare alle donne con disabilità che le loro voci e i loro contributi sono annoverati nell’àmbito dei diritti delle donne. (Simona Lancioni).
La presente nota riprende, per gentile concessione, un testo già apparso nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), con alcuni riadattamenti al diverso contenitore.
Per approfondire il tema Donne e disabilità, si può fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, oltreché alla Sezione Donne con disabilità, nel sito del Centro Informare un’h.
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