Il Giornale di Vicenza del 22.12.2019
Il pilota Turri: «Hanno una sicurezza che fatico a trovare nei vedenti Forse perché si preparano di più».
Pozza: «E abbiamo vinto 42 gare».
Come fa una persona che non vede a dire dove andare a una persona che ci vede?
Se nel rally questo è possibile, lo si deve soprattutto grazie al Progetto MITE a cui ha dato vita, nel 1998, Gilberto Pozza, vicentino di nascita e bresciano di adozione. Il nome è un acronimo formato dalle iniziali del termine "insieme" in quattro lingue, d'altronde «pilota e navigatore stanno insieme così tante ore che devono necessariamente andare d'accordo- commenta Pozza, che è anche consigliere delegato dell'Unione Italiana Ciechi- perché si vince e si perde in due».
Il presidente della scuderia bresciana iscritta all'Aci Vicenza ha scelto di raccontare il lavoro svolto negli anni con la proiezione nella sala civica Bressan di Cavazzale di un cortometraggio dal titolo "Il Circuito", realizzato da Daniele Costa, che ha avuto come protagonisti Elisa Moscato, 37enne padovana che ha perso la vista da otto anni per una malattia alla retina, e il pilota vicentino Sandro Martini, che da un anno non corre più per la scuderia. Ha portato la sua testimonianza anche il pilota Giacomo Turri, vincitore di numerose gare. «Quando arriva un pilota nuovo in scuderia - ha spiegato - viene fatto entrare gradualmente in questo mondo incredibile e affascinante. Dopo tre anni faccio ancora fatica a trovare la definizione. Dalla prima nota che mi è stata data ho sentito chiaramente di potermi fidare. I navigatori del Progetto Mite hanno una sicurezza che faccio fatica a trovare nei navigatori vedenti, forse perché si preparano di più, perché hanno un sesto senso che li guida, in macchina con loro si viaggia sicuri in qualsiasi condizione atmosferica. Non c'è mai un momento di dubbio, di esitazione, ogni volta che corro con loro imparo qualcosa di nuovo, c'è un rapporto particolare di fiducia tra pilota e navigatore». Inseguono un obiettivo comune, ma per Moscato anche qualcosa di più. «Mio papà mi ha trasmesso la passione per i motori fin da piccola - racconta - e, siccome a 18 anni non ho potuto guidare, ho trasferito questo desiderio, il gustare il carico di adrenalina che mi permette di guidare anche se non sono al volante».
Gilberto Pozza, da quanti anni vive a Brescia?
Sono nato a Conco nel 1951. Il lavoro non c'era. Avevo una zia a Brescia e mi sono trasferito là. Nel 1977 sono diventato ipovedente per un'atrofia ottica. Ho lavorato per 30 anni come centralinista al tribunale di Brescia, ora sono in pensione da dieci anni.
Come è nato il progetto Mite?
Ho la passione per le auto fin da piccolo, prima della malattia guidavo. Nel 1997 ho partecipato a un raduno a Rab e mi sono divertito tanto. Ho pensato "perché non far divertire anche qualcun altro". Ho fatto una piccola gara come navigatore con un mio amico di Brescia. Con la fotocopiatrice dell'ufficio ho ingrandito il radar in modo da riuscire a vederci.
Come fa un navigatore ipovedente a dare indicazioni al pilota?
Ricevo dagli organizzatori in anticipo il roadbook, poi mia figlia Barbara, istruttore di orientamento e mobilità per ciechi, traduce i crittogrammi in sequenze di frasi in braille. Le note devono essere sintetiche. Per chi vede poco e male vengono ingrandite le immagini, per chi è più tecnologico si utilizza la barra braille che può contenere, in una riga, al massimo 40 caratteri. Normalmente un cieco è accompagnato, o da un bastone, o da una persona o da un cane. In questo caso in auto comanda lui, è lui che fa la guida al pilota che ci vede.
Quanti navigatori ha la scuderia?
Nell'arco del progetto abbiamo avuto 50 navigatori, ora sono una decina che fanno gare. E quest'anno abbiamo avuto 42 vittorie assolute.
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