La Stampa del 18/10/2020
VERCELLI. Giovedì scorso l’Unione ciechi ha celebrato la Giornata nazionale del cane guida. A Vercelli sono quattro. Uno di loro appartiene a Cristina Bozzetta, ex presidente dell’Unione ciechi e ipovedenti e moglie del campione paralimpico Claudio Costa. Cristina ha scritto questi pensieri a nome della sua Ziva.
«Mi chiamo Ziva, ho cinque anni, sono una piemontesina e abito a Vercelli. Il mio nome è molto importante, perché nella mitologia slava il suo significato era paragonato ad una dea dell’amore e della fertilità e anche «vivere, essere, esistere» mi appartengono come definizioni.
Ho un musetto da volpe, come il colore della fronte e delle orecchie. Il mantello è a tratti mesciato, la coda è folta e lunga e le mie zampe sono snelle. Sono una lupetta curiosa che ama giocare con tutti i i quattrozampe e fare nuove amicizie. Molto attratta dall’acqua, appena ne ho l’occasione tiro con tutte le mie forze verso le fontanelle, i ruscelli, i laghi: arf arf… Sono irresistibili! Il mio gioco preferito è afferrare le pietre al volo nei ruscelli e lungo la riva dei laghi. Non smetterei mai! Il mio secondo sport è il calcio. Come portiere le paro tutte quando si gioca ai rigori! Ma nonostante ciò so anche svolgere il mio ruolo di cane guida.
Mi destreggio in mezzo al traffico cercando di essere attenta a scalini e zebre. Ma no, che avete capito? Non vivo nella savana! Parlo delle strisce pedonali, per portare in sicurezza colei che conduco. Viaggio sicura sui mezzi di trasporto, affronto stazioni e metropolitane e… non ditelo a nessuno: prediligo gli ascensori. Sono piuttosto pigra, ma dopo qualche reticenza affronto anche le scale. Che vita da cani!
Scherzo…Sono piuttosto viziata e con poche moine ottengo sempre ciò che desidero. Come mi definirei se fossi intervistata dalle Jene? Più Lupo de Lupis che Lupo Alberto o Ezechiele Lupo o, peggio, il lupo cattivo dei tre porcellini e di Cappuccetto Rosso. Però sono fiera di essere un bel pastore tedesco e non ho niente a che fare con le fiabe o i fumetti.
La storia più bella è quella che scrivo tutti i giorni con la mia compagna. Si chiama Cristina e ha la retinite pigmentosa. Dice che io sono la sua bambina, l’amore suo e cose simili.
La strada che percorriamo insieme è cominciata con commozione, immensa gioia e sorrisi infiniti. Fianco a fianco, tra le difficoltà, sfidiamo il mondo, là fuori, scambiandoci i sentimenti più leali. Quando i bimbi mi vedono gridano: «Guarda mamma, il cane della Croce rossa! » oppure «il cane dottore». Alcuni chiedono se sono ferita. Così io fingo e recito la parte, sdraiandomi tutta lunga su un fianco. L’ho imparato guardando i telefilm di Rex. Così mi sento anch’io protagonista, mentre Cristina socializza e si distrae, sollevandosi magari da grigi pensieri. Eh, sì, io servo anche a questo: sono uno scacciapensieri, non quello che si suona in Sicilia ovviamente, ma un vero antidepressivo...
Ecco amici la mia breve storia, simile a quella di tanti altri cani guida. Noi sappiamo donare incondizionatamente i sentimenti più puri e belli, si sa e...Mondo cane, Cristina ed io ci auguriamo che il pianeta si trasformi il più velocemente possibile, imparando a leggere negli occhi di un cane, quella profondità di umanità che è limpida agli occhi di un cieco, ma che spesso è oscura negli occhi di un vedente».
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