Avvenire del 27/10/2020
Un piano nazionale di aiuto e supporto per i più fragili dimenticati. La proposta, che riguarda oltre 2 milioni di cittadini con disabilità visiva e le loro famiglie, arriva da Mario Barbuto, presidente dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti, associazione che ieri ha compiuto 100 anni di attività: un secolo di battaglie per l'uguaglianza e la libertà di una delle categorie che oggi risultano più penalizzate dall'emergenza Covid.
Si tratta di un intervento a favore dei ciechi e degli ipovedenti nei settori della ricerca, della tecnologia, della prevenzione e dell'accoglienza, con una serie di misure straordinarie da finanziare con almeno lo 0,1% dei 209 miliardi messi a disposizione dal Recovery Fund. «Anche se in un Dpcm di maggio - precisa Barbuto - è stata giustamente concessa per la nostra categoria una deroga alla norma sull'obbligo del distanziamento fisico di un metro, che ci ha consentito di usufruire di nuovo dell'accompagnatore. Abbiamo comunque già duramente sperimentato in primavera le conseguenze delle chiusure: per settimane sono venuti meno gli interventi di prima necessità come le pulizie, la spesa, l'assistenza domiciliare, la scuola e il lavoro - prosegue il presidente -, difficoltà che adesso in parte si ripropongono, accompagnate ancora da isolamento, solitudine e paura. È una condizione che noi viviamo maggiormente rispetto ad altri, considerando anche l'impossibilità di toccare, per ragioni di prevenzione sanitaria, oggetti e persone, che è uno dei nostri modi di capire e comunicare».
Ma cosa si vuole realizzare, in concreto, con quegli oltre 200 miliardi di euro circa da attingere dal Fondo europeo che dovrebbe essere assegnato all'Italia nel 2021? «Un progetto che comprenda interventi di formazione, istruzione, collocamento al lavoro e, soprattutto, nuove tecnologie d'assistenza, per rendere meno difficile l'uso dei dispositivi elettronici magari con applicazioni di sintesi vocale e con il braille laddove è possibile, anche perché oggi per noi non vedenti o ipovedenti non è sempre facile accedere ai sistemi di banche e di enti pubblici. Ma il momento per il nostro Paese è drammatico e noi capiamo le esigenze di tutti: non chiediamo niente di più, se non che vengano confermati nella prossima Legge di Stabilità gli stessi fondi destinati alle disabilità nel 2020, oltre al progetto che si può realizzare con una piccola parte del Recovery Fund ».
L'UICI, attraverso le sue 21 sedi regionali e 107 uffici periferici, dà ascolto e concreto sostegno alle persone affette da disabilità visiva lavorando in una rete che comprende altri soggetti attivi sul territorio come Croce Rossa e Protezione Civile. «Con loro abbiamo realizzato una serie di servizi - dice Barbuto - che comprendono ad esempio la consulenza e l'apporto di educatori ed esperti informatici per supportare i ragazzi non vedenti che devono fare la didattica a distanza, ma abbiamo aperto anche sportelli telefonici dove un'équipe di psicologi aiuta chi ha bisogno».
di Fulvio Fulvi
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