Il Messaggero del 10/10/2020
Sul parcheggio selvaggio dei veicoli elettrici insorgono le associazioni: «Troppo pericolosi»
ROMA. Una camminata tranquilla, una giornata di sole, quel marciapiede conosciuto passo dopo passo e il bastone che misura il mondo circostante. Poi qualcosa va storto, i piedi bloccati, un ostacolo infido spuntato dal nulla ad invadere quel lembo di mondo che non gli spetta. Una caduta rovinosa, il dolore, la mortificazione, la rabbia. È successo. Molto spesso. Numerosi sono i soci dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti di Roma che hanno avuto incidenti con i monopattini abbandonati selvaggiamente sui marciapiedi o in aree pedonali. Un incubo sempre più frequente per disabili in carrozzina, non vedenti o ipovedenti.
I DISAGI IN CITTÀ
«È da tempo che la mobilità autonoma delle persone cieche e degli ipovedenti è condizionata da un sistema disordinato di gestione del traffico e l'attuale diffusione dei monopattini può creare ulteriori disagi - commenta Antonio Organtini direttore del Centro Regionale S. Alessio Margherita di Savoia per i Ciechi - Sentiamo spesso le lamentele dei nostri utenti che nelle nostre strutture imparano a muoversi da soli ma poi si ritrovano a fare i conti con questi ostacoli lasciati per distrazione o sciatteria sui marciapiedi, con modalità che sfuggono ai controlli». Che Roma non sia più una città per disabili? La giungla dei veicoli elettrici è ormai il leitmotiv del centro e di molti quartieri che si diramano dalla cinta delle Mura Aureliane. Velocissimi e soprattutto silenziosissimi, schizzano contromano, sfrecciano nelle isole pedonali e vengono abbandonati ai margini delle strade all'insegna di un'anarchia della viabilità che sfugge ai controlli.
IL VIAGGIO
È bastata una passeggiata ieri in centro per rendersene conto. A via del Tritone grappoli di monopattini languono proprio sopra i percorsi tattili guidati a terra per i non vedenti, invadendo quella preziosa linea di orientamento per metri e metri. I marciapiedi di via del Corso appaiono intasati in più punti da scuderie di veicoli elettrici, tanto che il pubblico è costretto a chicane continue: mission impossible per i disabili. Da piazza Venezia a piazza Navona i passaggi pedonali diventano isole di monopattini, alla faccia di chi vorrebbe godersi la passeggiata (per non parlare del colpo micidiale al decoro delle aree monumentali). I marciapiedi di travertino intorno all'Ara Pacis sono diventati dei cimiteri di monopattini, tra quelli dritti e quelli buttati a terra.
LA RACCOLTA DI FIRME
«I monopattini vengono ormai lasciati in modo fantasioso sui marciapiedi occupando tutto lo spazio a disposizione e mettendo a rischio o in difficoltà le persone disabili, quelle in carrozzina o non vedenti» lamenta Giuliano Frittelli presidente dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti, che ha lanciato una petizione per un utilizzo consapevole del monopattino (su Change.org). Il problema principale riguarda proprio l'uso selvaggio dei marciapiedi e delle aree pedonali come parcheggi, dove si sono verificati numerosi casi di brutti incidenti per i soci dell'associazione.
«Chiediamo che ci siano delle aree di sosta già predefinite in modo da consentire una fruizione più serena dei marciapiedi - spiega Frittelli - Chiediamo che questi mezzi abbiano un segnalatore acustico: a livello europeo nel 2019 è entrata in vigore una normativa che stabilisce che sotto i 30 chilometri orari i dispositivi elettrici di mobilità abbiano un piccolo segnalatore acustico che faccia comprendere al pedone che sta passando. E chiediamo un limitatore automatico di velocità nelle aree pedonali come è successo a Parigi». Insomma, regole ferree. Anche perché se un disabile inciampa sul monopattino, cade e si fa male, è praticamente impossibile risalire al responsabile che l'ha abbandonato sul marciapiede.
di Laura Larcan
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