La Repubblica del 27-09-2018
Il 52 per cento dei minori che necessitano di sostegno in questi giorni si sono visti arrivare un docente che non conoscono e che non li conosce. La denuncia di Tuttoscuola.
ROMA. Sebbene la scuola italiana ami presentarsi come una delle più inclusive del mondo, prima in Europa, ancora una volta i fatti smentiscono le parole. La consueta giostra settembrina dei docenti di sostegno si è fermata quest’anno, come una roulette, su un numero che poco garantisce i diritti degli alunni disabili: il 52. È questa la triste percentuale dei minori che necessitano di sostegno e che in questi giorni si sono visti arrivare un docente nuovo. A denunciarlo è la più autorevole rivista in campo scolastico, Tuttoscuola, che ha fatto i conti in tasca al Governo per capire i motivi di questo disagio inflitto ai più vulnerabili. Costo dell’operazione: circa due miliardi di euro, solo per questo anno scolastico.
I numeri. Sono 253 mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane. Di questi, meno della metà (solo 120mila) hanno avuto la “fortuna” di ritrovarsi in questo inizio di anno scolastico l’insegnante che hanno avuto al loro fianco fino a giugno. Gli altri 133mila si trovano invece con un docente nuovo, che non conoscono e che non li conosce, a dover ricominciare daccapo. La domanda sorge spontanea: che senso ha questo? E, soprattutto, perché accade? Una risposta esiste. Secondo la rivista di Giovanni Vinciguerra, la motivazione è essenzialmente di natura economica: oltre un terzo dei 160 mila insegnanti di sostegno in servizio quest’anno (nel 2017-18, come rilevato dalla Corte dei Conti sono stati “pari a 154.432 unità, di cui 54.352 in deroga”) saranno “in deroga”, cioè precari, licenziati e riassunti ogni anno, quasi tutti nominati in una scuola diversa da quella dell’anno precedente.
Un esercito che ruota e che costa. Sempre restando ai numeri, si sapeva da mesi che a settembre ci sarebbe stato bisogno di 160mila docenti di sostegno, ma sono stati previsti solo centomila posti fissi (il famoso organico di diritto). Il che significa che i restanti 60mila devono essere assunti a tempo determinato. Giustamente, Tuttoscuola denuncia il paradosso: “schieriamo un esercito di 160 mila insegnanti di sostegno, più dei carabinieri, più del doppio dei medici; facciamo un grande investimento (cinque miliardi di euro l’anno solo per gli stipendi), nel Paese che per primo 40 anni fa ha creduto nell’integrazione scolastica degli studenti con disabilità, superando le terribili classi differenziate: tutto in buona parte vanificato da un’insensata girandola di cattedre: 133 mila alunni con disabilità (il 52%) cambiano quest’anno docente, in molti casi ne cambieranno nei prossimi mesi anche più di uno”.
Il risparmio economico dov'è?. In teoria, assumere un docente a tempo determinato significa, per lo Stato, risparmiare gli oneri retributivi e contributivi per i due mesi estivi in cui non ci sono lezioni (e che invece vengono pagati ai docenti a tempo indeterminato). Scelta che dimostra come il risparmio, per il nostro Paese, sia un “valore” percepito di importanza superiore al garantire continuità didattica agli studenti disabili. Triste constatazione rispetto alla pretesa italiana di avere la scuola più inclusiva d’Europa. Stiamo andando nella direzione inversa a quella indicata nel contratto di Governo per la scuola: Una scuola che funzioni realmente – recita il documento giallo-verde – ha bisogno di strumenti efficaci che assicurino e garantiscano l’inclusione per tutti gli alunni, con maggiore attenzione a coloro che presentano disabilità più o meno gravi, ai quali va garantito lo stesso insegnante per l’intero ciclo”. Contratto che, si sperava, potesse garantire quella continuità didattica che era stata prevista nella Buona Scuola (la delega aveva previsto la conferma dello stesso docente per l’intero ciclo) ma che era poi caduta con il successivo decreto legislativo 66/2017 che, come denuncia Tuttoscuola “aveva ignorato inspiegabilmente la delega”.
Due miliardi di euro. A ciò si aggiunge il fatto che assumere a tempo determinato 60mila docenti di sostegno costa oggi, secondo i calcoli di Tuttoscuola, circa due miliardi di euro. Un’operazione quindi svantaggiosa per i ragazzi, per i docenti costretti a cambiare sede ogni anno restando nella precarietà, ma comunque costosa per i conti pubblici. Tuttoscuola ha calcolato quanto sarebbe il maggior costo necessario per stabilizzare quei docenti “in deroga” abbattendo fortemente il carosello di cattedre: a regime circa 550 milioni di euro l’anno. “Non poco – commenta Giovanni Vinciguerra – ma sarebbe una scelta di civiltà. E anche peraltro di efficienza del tasso di ritorno dell’investimento economico: spendiamo per 160 mila insegnanti di sostegno cinque miliardi l’anno per ottenere il risultato di confusione che abbiamo descritto; basterebbe aggiungere 550 milioni per stabilizzare i 60mila precari attuali, riducendo cosi drasticamente l’attuale rovinoso marasma organizzativo, visto che qui si gioca sulla pelle degli alunni più deboli”. Insomma, abbiamo fatto 30, facciamo 31…
di Anna Maria De Luca
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