Il Gazzettino del 29-08-2018
PADOVA. «A 10 giorni dall'inizio della scuola mi comunicano che i libri per mio figlio, autistico e ipovedente, non potranno essere ingranditi come di consueto perché mancano i soldi. Alla faccia della legge sull'integrazione scolastica, noi genitori siamo costretti ad arrangiarci e il mio bimbo rischia di non poter studiare». È lo sfogo di un papà di un bambino di 9 anni, che quest'anno, a settembre, inizierà a frequentare la quarta elementare in una scuola padovana. E che ieri ha ricevuto un'e-mail dall'Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti, che gli comunicava che a causa di mancanza di risorse economiche dovuta alla ristrettezza del finanziamento previsto, la trascrizione dei testi richiesti per l'alunno è stata bloccata, in attesa di eventuali ulteriori finanziamenti.
LA POLEMICA. La comunicazione dell'associazione ciechi, che fa da tramite tra la scuola e la tipografia specializzata che trascrive i libri di testo normali in un formato ingrandito per consentire ai bambini ipovedenti di leggerli come fanno gli altri compagni di classe, è stato un fulmine a ciel sereno. «Ogni anno - spiega il genitore - sappiamo che l'associazione e la scuola fanno i salti mortali per ottenere i finanziamenti necessari per i supporti che servono ai bambini con questi problemi. Ma alla fine ce la fanno sempre. Mai, dunque, mi sarei aspettato di ricevere una comunicazione simile».
Di fatto, continua il papà arrabbiato, «ci dicono che dobbiamo arrangiarci. E tutto questo alla faccia della legge per l'integrazione scolastica. I primi due anni delle elementari mi sono occupato io stesso di ingigantire i testi scolastici per non pesare su nessuno. Ora, però, non è più possibile perché i libri sono diventati più complessi visto che ormai farà la quarta elementare. Praticamente questa tipografia ricava tre volumi con un carattere di punto 29 (molto grande, ndr) da un testo scolastico normale».
L'INCOGNITA. Il padre del ragazzino ora si domanda a chi si deve rivolgere perché suo figlio possa continuare a studiare a scuola: «Sia chiaro, l'associazione ciechi è sempre stata disponibile e attenta, così come pure le maestre e la scuola del mio bambino. Nulla abbiamo da lamentare nei loro confronti. Ma è certo che qualcuno debba finanziare i supporti speciali per gli alunni con disabilità. Ora mi domando: chi? Perchè davvero non so più a chi devo rivolgermi ora che mi lasciano così, a piedi, a 10 giorni dall'inizio della scuola».
IL PRECEDENTE. «Quando annunciarono che avrebbero chiuso le Province - continua il genitore - pareva che i bimbi ciechi e ipovedenti sarebbero rimasti senza la figura del Lettore. Ora credo che siamo in una situazione simile: mancano i soldi e chi resta in brache di tela siamo noi genitori. Mi devono saper dire chi si occuperà di questa faccenda. C'è una legge? Bene. Chi deve rispettarla? Ci dobbiamo arrangiare noi? La scuola? Chi? Qualcuno mi dia una risposta. Sono le istituzioni che devono risolvere il problema? Quali?». Ci potrebbe essere anche un supporto diverso: «Ci sono anche i programmi per Pc che leggono quel che c'è scritto nei libri, ma mio figlio è autistico, se gli cambio metodo è difficile abituarlo. E, in ogni caso, nessuno mi ha detto che questa sia l'alternativa fattibile».
di Marina Lucchin
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