sabato 9 novembre 2019

BlindConsole, un progetto tutto italiano per far giocare i non vedenti

La Stampa del 09.11.2019

Start-up torinese Novis propone la prima console virtuale completamente accessibile a persone con disabilità visive.

Flavio Accossato, Adriana Ortelli, Dario Codispoti, sono i tre fondatori della start-up Novis, impegnata nella progettazione e nello sviluppo di BlindConsole, la prima console virtuale pensata per essere completamente accessibile a persone con disabilità visive.

L’idea di BlindConsole nasce nel 2018 quando Flavio, Adriana e Dario, frequentano un workshop della Scuola SEI della Fondazione Agnelli, ci dice Flavio: “L’obiettivo del workshop era partire da un’idea per poi realizzare un prototipo in dieci giorni. Inizialmente volevamo creare un nuovo modo di giocare a distanza. In poco tempo però ci siamo accorti che il progetto dava la possibilità a persone affette da disabilità visive di accedere l’intrattenimento digitale”.

La possibilità di accedere al mondo del videogioco a un pubblico che, salvo rari prodotti, ne è escluso, ha stimolato il team Novis a collaborare con UICI e APRI che sono le maggiori associazioni di non vedenti e ipovedenti italiane. Ci dice Adriana Ortelli: “All’inizio il prototipo era costituito da una racchetta da Ping Pong con un Arduino attaccato. In associazione abbiamo constatato che anche un gioco così, apparentemente molto semplice, era rivoluzionario perché non aveva bisogno di altre persone che guidassero il disabile visivo nell’utilizzo”.

A oggi non esiste ancora una console che escluda totalmente l’interfaccia grafica, questo rende impossibile la completa autonomia di gioco a una persona affetta da gravi disabilità visive.

I ragazzi di Novis iniziano così un percorso di collaborazione con la Polisportiva UICI e il gruppo giovani della APRI, una cinquantina di ragazzi che hanno tra i dieci e i venticinque anni. Arianna ci dice: “È importante, dato che sono loro gli utilizzatori, portare avanti un processo di co-design anche nella realizzazione dei giochi”.

Sviluppo di titoli che nelle intenzioni del team dovrebbero coinvolgere software house terze, interessate al progetto, che abbiano voglia di testare loro idee e confrontarsi con i ragazzi. Perché questo tipo di prodotti, di giochi, deve essere totalmente accessibile dal momento in cui si ha in mano il controller, senza la necessità di guardare uno schermo o chiedere a qualcuno di farlo.

I problemi che sorgono quando si approccia un’utenza con disabilità visive sono molti, ci spiega Flavio Accossato: “L'interazione con lo smartphone è in molti momenti macchinosa. È un oggetto progettato per stare in tasca ed essere visto. Non può dare feedback precisi sulla mano. Giocandoci non garantisce un utilizzo in sicurezza, farlo cadere, romperlo, equivale a un costo”.

Oltre alla console virtuale occorreva dunque un hardware, ci spiega Flavio: “Un oggetto che dia feedback molto precisi alla mano”.

Partendo da casi studio il team di Novis ha pensato da prima a un guanto, passando per un anello e un bracciale, per arrivare dopo diversi test a un controller vagamente ispirato al Nunchuk della console Nintendo Wii.

Un oggetto che abbia una facile gestione e che garantisca un ottimo feedback all’impugnatura, inoltre ci dice Arianna: “Volevamo un controller che fosse sviluppato internamente da noi sin dalle fasi iniziali, perché dopo i test sul prototipo abbiamo avuto la possibilità di implementarlo, aggiungendo sensori e un bottone nella parte superiore”.

Aver sviluppato un contreller proprietario dà la possibilità al team di ampliare la sua risposta in base alla domanda di prodotti, anche non ludici, per vedenti e ipovedenti.

A oggi BlindConsole è in fase di prototipazione avanzata hardware, ci dice Flavio Accossato: “Per quanto riguarda il controller abbiamo già definito le specifiche di massima della prima release. Sul versante software stiamo avvicinando partner tecnici per sviluppare prodotti che siano veramente accessibili e intuitivi”.

Il team di Novis è convinto che occorra andare controtendenza. Non bisogna, come accade, portare l’accessibilità a un prodotto finito, ma partire da un design che abbia l'inclusione come prerequisito progettuale.

L’obbiettivo, ci spiega Adriana Ortelli è: “Avere a fine marzo un kit di sviluppo e un’applicazione nuova con due o tre giochi realizzati da terze parti che utilizzino il nostro concept. Niente interfaccia grafica e tutto il gioco basato su audio e tatto”.

La missione di Novis non è solo realizzare una console per persone affette da disabilità visive, ma avere una piattaforma che dia la possibilità agli studi di sviluppo di creare indipendentemente i prodotti, perché l’inclusione è un ciclo virtuoso.

di Alessandra Contin

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