Varese News del 11.11.2019
Il panel "Internet e disabilità: i giornali e i siti di informazione accessibili ai disabili" ha affrontato le possibilità di fruire da parte di chi è disabile, soprattutto visivo, dei contenuti che il grande mare del web produce: un'ipotesi che diventerà obbligo nel 2025.
MILANO. Un argomento importante e delicato ha chiuso l’edizione 2019 di Glocal: “Internet e disabilità: i giornali e i siti di informazione accessibili ai disabili ha affrontato le possibilità di fruire da parte di chi è disabile, soprattutto visivo, dei contenuti che il grande mare del web riesce a produrre, sottolineando anche la tutela dei soggetti deboli nel Testo Unico dei doveri del giornalista.
Il panel, organizzato in collaborazione con l’Istituto dei ciechi di Milano e Fondazione Lia– Fieg, ha dato una panoramica completa delle opportunità che l’innovazione tecnologica e la creazione di un ecosistema editoriale digitale accessibile offrono alle persone non vedenti, ipovedenti e dislessiche. Una panoramica che non fa che anticipare il prossimo futuro: in Italia, entro il 2025, diventerà infatti obbligatorio rendere accessibili i prodotti dell’editoria online, una scelta che facilita una categoria di grandi lettori, visto che mediamente gli ipovedenti e i ciechi leggono 9 libri al mese, contro gli uno circa dei “forti lettori” vedenti.
E che non tolgono nulla ai “normali” lettori: «Ci abbiamo impiegato un po’ a convincere gli editori ma ce l’abbiamo fatta, a far capire che un ebook accessibile è semplicemente un ebook meglio leggibile per tutti» Ha spiegato Cristina Mussinelli, Segretario generale della Fondazione Lia.
Per mettersi in regola con le nuove normative, gli ebook dovranno contenere i metadati che consentono di leggere in braille, fare la sintesi vocale e allargare il testo contemporaneamente: «Attualmente, la maggior parte dei testi inserisce un servizio per volta, triplicandone il costo – ha spiegato Mussinelli – ma possono essere implementati contemporaneamente, abbattendo il costo e rendendo “born accessible” ogni libro».
Sono già 24mila in nuovi titoli “born accessible”, cioè già nati per essere accessibili: che consentono agli ipovedenti di allargare il testo, e ai non vedenti di ascoltare un libro, oppure di poterlo leggere servendosi della “barra braille” che traduce in punti braille il testo, senza cambiare nulla dell’aspetto “normale” dell’ebook. Una possibilità che si può estendere anche agli articoli web, come hanno mostrato Elisa Molinari, coordinatrice progetti ed eventi Fondazione LIA e Antonino Cotroneo, Tecnico informatico, ipovedente, dell’Istituto ciechi di Milano che hanno anche evidenziato alcune delle funzionalità già esistenti in molti tablet: dall’inversione dello sfondo (da bianco a nero) all’ingrandimento delle lettere, alla possibilità di dare istruzioni vocali.
Ma non sempre la tecnologia, già esistente nei nostri dispositivi, è in grado di aiutare veramente chi non può vedere: e la differenza la fa proprio il software che da indicazione agli strumenti tecnologici, e che verrà implementato presto. «Quando un testo è fatto adeguatamente – ha spiegato Cotroneo con una prova pratica – È possibile perfettamente distinguere quando si sta leggendo un titolo o un testo, o persino l’esistenza e l’aspetto di una immagine».
Un futuro che renderà ben presto tutti più vicini: chi può e chi non può leggere un libro ora. «La vera rivoluzione però si avrà quando le realtà che producono libri si organizzeranno in proprio, aggiungendo nei prodotti gli elementi necessari per rendere accessibile un libro – ha sottolineato Cristina Mussinelli – la Fondazione, da questo punto di vista, tende all’autoestinzione: produce e aiuta a produrre i nuovi strumenti, nella speranza che poi l’accessibilità diventi una logica normale».
di Stefania Radman
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