Il Corriere della Sera del 20.11.2019
Fondazione Lia connette i diversi attori del sistema italiano per rendere la lettura accessibile a tutti. Accordi con le reti del settore per far nascere un catalogo inclusivo.
Chiudi gli occhi, ascolta. Non occorre vedere per guardare lontano. È questa in estrema sintesi la filosofia dei Reading al buio. C’è chi, adulto, rivivrà l’emozione di quand’era bambino, veniva l’ora della nanna e un grande - papà, mamma, nonni, fratelli/sorelle maggiori - raccontava la storia della buonanotte, nella stanza in penombra. I bambini di oggi, invece, potranno lasciar volare la fantasia e abbandonarsi ai sogni. È la formula che Fondazione Lia (Libri italiani accessibili) adotta da tempo e ha replicato a Milano in occasione di Bookcity sia all’Università Bocconi sia all’Istituto dei Ciechi. Saranno più d’uno, in quest’ultimo caso, le voci narranti: due in carne e ossa, una terza virtuale. Che funziona proprio come l’assistente domestico vocale del gigante americano dell’e-commerce. E così un autore - per l’occasione presteranno la loro voce Stefania Auci con I leoni di Sicilia, Cristina Cassar Scalia con La logica della lampara e Serena Venditto con L’ultima mano di burraco - leggerà un brano dal suo ultimo libro alternandosi a un non vedente o ipovedente e poi al terzo attore, la voce «sintetica».
L’utopia.
Sono eventi pensati per sensibilizzare al tema della accessibilità della lettura, perché non è così noto che l’innovazione digitale può permettere a un non vedente o ipovedente di poter leggere tutto ciò che vuole ma, soprattutto, l’ultimo titolo offerto dal mercato. La «traduzione» in Braille cartaceo, il sistema di lettura e scrittura tattile a rilievo, è costoso e richiede tempi lunghi di produzione. L’utopia di Fondazione Lia, che grazie al digitale è diventata realtà, è far sì che un titolo appena dato alle stampe possa diventare accessibile, perché «tutti hanno il diritto di leggere senza distinzioni, per sapere, per crescere, per evolvere, per il piacere di farlo».
Questo è il pensiero che ha spinto Cristina Mussinelli, filosofa di formazione, che ha lavorato nell’editoria per una vita e si è avvicinata al digitale cogliendone la forza rivoluzionaria, strumento prezioso per una autentica inclusione. Fondazione Lia è nata dalla collaborazione e dalla condivisione di obiettivi dell’Associazione Italiana Editori (Aie) e dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Uici). «Il segreto è un e-book che non fa distinzioni tra vedente e non vedente, ha un identico formato, ma caratteristiche tecniche che consentono la lettura del libro attraverso la sintesi vocale o tramite una barra Braille che si collega via bluetooth con qualsiasi dispositivo (Pd, tablet, cellulare): una tastierina che si tiene in una mano. Lo strumento esisteva da anni. Nuova è l’applicazione al libro», commenta Mussinelli, Segretario Generale della Fondazione. Grazie all’accordo con Aie e Uici, in 5 anni l’editoria accessibile ha fatto passi da gigante.
Il «catalogo inclusivo» conta già 24mila titoli. Ed è in continuo aggiornamento. Fondazione Lia lavora con tutti i grandi gruppi editoriali italiani ma anche con piccoli editori indipendenti. Via via si sfruttano le potenzialità delle tecnologie, come la descrizione alternativa delle immagini, l’inversione dei colori o l’ingrandimento dei caratteri utili per chi ha un potenziale visivo residuo. Ha anche attivato un osservatorio scoprendo che i lettori non vedenti/ipovedenti sono molto più «forti» rispetto ai normodotati: in media un non vedente legge 9,2 libri all’anno. Tra la popolazione vedente solo due persone su dieci tengono il passo. La platea dei non vedenti in Italia è di 360mila persone, cui si somma 1 milione e mezzo di ipovedenti, che così possono scegliere nello stesso catalogo di tutti.
di Paola D’Amico
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