Il Tirreno del 20.11.2019
Luciana Pericci solleva alcuni problemi del Piano di protezione civile. E chiede il coinvolgimento della consulta.
GROSSETO. L'ordine del sindaco di evacuazione immediata dalle proprie case per il rischio che il fiume Ombrone esondasse, diramato via sms e con telefonate al fisso dal Comune domenica scorsa, ha trovato molti impreparati. Dove andare? L'ordinanza 124 di Vivarelli Colonna intimava a «spostarsi in altre zone della città non a rischio idraulico molto elevato, secondo le indicazioni operative contenute nel presente Piano - queste le testuali parole - e già comunicate alla popolazione». Tralasciando il palese copia-incolla dell'ultima frase (il "piano" è quello della protezione civile da cui l'ordinanza deriva), molti hanno avuto qualche esitazione a individuare le zone «non a rischio idraulico molto elevato». Chi ha potuto si è attaccato a Internet a cercare la piantina di Grosseto con le aree distinte con diversi colori (per altro nell'ordinanza è stato invertito l'est, a rischio molto elevato, con l'ovest, a rischio moderato). Ma ci sono anche persone che non solo hanno difficoltà a interfacciarsi con il pc, Facebook e i telefonini, ma faticano anche a spostarsi e hanno bisogno di particolari attenzioni. Che domenica sono mancate. Sono le persone diversamente abili, i ciechi, i sordomuti, le persone in sedia a rotelle, quelle attaccate ai respiratori, quelle costrette a letto. Persone fragili, che si sono trovate più in difficoltà degli altri. Di questo aspetto carente del piano di evacuazione si fa portavoce Luciana Pericci, coordinatrice della consulta comunale per la disabilità, che raccoglie 14 associazioni, per anni alla guida l'Unione italiana ciechi di Grosseto. Che elenca alcune criticità da risolvere. Prima di tutto la comunicazione con sms e Telegram (Informabene, adottato dal Comune di Grosseto, non prevede Whatsapp). «Con la sintesi vocale anche un non vedente può leggere il messaggio - spiega Pericci -. Io non l'ho ricevuto. Non ero iscritta al sistema e dell'evacuazione l'ho saputo dai vicini». Ad ogni modo questo sistema di parlare ai cittadini può rappresentare un ostacolo. «Per i sordi ad esempio - dice Pericci - c'è un grosso problema di comunicazione». Il primo sms del Comune, diramato poco prima delle 11 del mattino, non indicava alcun numero da contattare per segnalare eventuale bisogno di assistenza. Solo il secondo, quello delle 15,50, indicava due numeri fissi da poter chiamare. «Ma un sordo come fa?», chiede Pericci. Difficile, per molti - e non sono disabili, ma anche anziani ad esempio - aggiornarsi sulla situazione attraverso la pagina Facebook del Comune o del sindaco (questi i due canali utilizzati, oltre ai media). «Io, lo ammetto, non sto tutto il giorno attaccata ai social - dice -. Per me è difficile la navigazione sul sito del Comune; ci sono non vedenti che vanno su Facebook con la sintesi vocale, ma quel sito non è agevole». E, comunque, anche una volta saputo di dover lasciare casa, dove andare a rifugiarsi? Ieri l'ufficio comunale di Protezione civile ha spiegato al Tirreno che in caso di evacuazione per alluvione non sono previsti punti di raccolta perché l'acqua inonderebbe comunque tutto. Erano però allertati tre hotel - non indicati, tuttavia, nell'ordinanza - dove il Comune ha trasferito 36 persone. «Menomale non è successo niente - dice Pericci -. Adesso non facciamoci prendere dal panico e pianifichiamo un intervento mirato. Mi pare ovvio che, nella stesura del Piano di protezione civile, serva anche la voce dei disabili. Chiederò perciò che un rappresentante della consulta sia coinvolto perché possa dare un contributo. In Italia siamo molto bravi nei soccorsi a disastri accaduti, meno nella prevenzione, ma si può migliorare».
di Francesca Ferri
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