Vita del 10/12/2020
L'Istat pubblica il report sull'inclusione scolastica dei quasi 300mila alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, pari al 3,5% degli iscritti. E gli insegnanti di sostegno senza specializzazione salgono al 37%.
Era il gennaio 2019 quando per la prima volta l’Istat scrisse nero su bianco un numero che – a spanne - tutte le famiglie di alunni con disabilità sapevano: più di un insegnante di sostegno su tre, in Italia, è in classe e svolge il suo lavoro senza avere la specializzazione per farlo. «Il 36% degli insegnanti per il sostegno viene selezionato dalle liste curriculari poiché la graduatoria degli insegnanti specializzati per il sostegno non è sufficiente a soddisfare la domanda», scrisse il report “L’inclusione scolastica: accessibilità, qualità dell’offerta e caratteristiche degli alunni con sostegno”, relativo all’anno scolastico 2017/18, il primo che estendeva il campo di osservazione anche alla scuola dell’infanzia e alla scuola secondaria di secondo grado, fornendo un quadro su tutte le scuole del territorio italiano. E oggi, nel monitoraggio sull’anno scolastico 2019/20, quella percentuale è salita al 37%: al Nord gli insegnanti curricolari che svolgono attività di sostegno sono il 47%, quasi uno su due, mentre al Sud i non specializzati si fermano al 24%.
Ora l’Istat quantifica un altro fenomeno che chi è sul campo – le famiglie in primis – conosce e denuncia da mesi: nel primo lockdown, fra aprile e giugno, un alunno con disabilità su quattro non ha partecipato alla didattica a distanza. Per l’esattezza il 23%, dice l’Istat, pari a circa 70mila ragazzi. Per avere un termine di confronto, fra gli altri studenti, gli altri studenti che non hanno partecipato alla Dad sono stati invece l'8% degli iscritti. Nel Mezzogiorno addirittura la quota di studenti con disabilità spariti dai radar della didattica nel primo lockdown sono stati il 29%. Già in aprile una ricerca condotta dall’Università di Bolzano, l’Università LUMSA, l’Università di Trento e Fondazione Agnelli diceva che «un alunno con disabilità su tre è di fatto escluso dalla Didattica a Distanza: o perché si è rivelata inefficace (26,2%) o perché la DaD non era nemmeno ipotizzabile (10,3%)».
«I motivi che hanno reso difficile la partecipazione degli alunni con disabilità alla Didattica a distanza sono diversi; tra i più frequenti sono da segnalare la gravità della patologia (27%), la mancanza di collaborazione dei familiari (20%) e il disagio socio-economico (17%). Per una quota meno consistente ma non trascurabile di ragazzi, il motivo dell’esclusione è dovuto alla difficoltà nell’adattare il Piano educativo per l’inclusione (PEI) alla Didattica a distanza (6%), alla mancanza di strumenti tecnologici (6%) e, per una parte residuale, alla mancanza di ausili didattici specifici (3%). Le difficoltà di carattere tecnico e organizzativo, unite alla carenza di strumenti e di supporto adeguati e alle difficoltà d’interazione, hanno reso quindi la partecipazione alla DAD più difficile per i ragazzi con disabilità, soprattutto in presenza di gravi patologie, o se appartenenti a contesti con un elevato disagio socio-economico. Tali complessità hanno ostacolato o interrotto del tutto il percorso didattico intrapreso da molti docenti, impedendo il conseguimento di uno degli obiettivi che una scuola inclusiva si pone ancor prima dell’apprendimento: quello della socializzazione», scrive il report Istat.
Gli assistenti all’autonomia nelle scuole sono 57mila: operatori specializzati, finanziati dagli enti locali, spesso sono quelli che fanno la differenza nell’orchestrare tutto e migliorare la qualità dell’offerta formativa. La media nazionale vede il rapporto alunno/assistente paria a 4,6 ma in Campania e Molise si arriva a 14 e 11 alunni con disabilità per ogni assistente contro Trento, Lombardia e Marche dove un assistente segue 3,1 alunni.
Per quanto riguarda l’accessibilità delle scuole, nelle varie declinazioni, solo una scuola su tre è accessibile per gli alunni con disabilità motoria. Ancora peggio per gli alunni con disabilità sensoriali: in Italia appena il 2% delle scuole dispone di tutti gli ausili senso-percettivi destinati a favorire il loro l’orientamento all’interno del plesso e solo il 18% delle scuole dispone di almeno un ausilio.
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