Focus tech del 06/12/2020
Gli scienziati potrebbero riuscire a ripristinare la vista dei non vedenti utilizzando degli impianti cerebrali, così hanno riferito i ricercatori dell’Istituto Olandese di Neuroscienze, in seguito ad una serie di esperimenti terminati con successo sulle scimmie. I ricercatori hanno sviluppato impianti contenenti 1.024 elettrodi – conduttori che trasportano correnti elettriche dentro e fuori il cervello – e li hanno impiantati nella corteccia visiva, la parte del cervello che elabora le informazioni visive, in due scimmie macaco.
Inviando segnali elettrici al cervello delle scimmie, i ricercatori hanno creato “fosfeni” – punti di luce che possono essere “visti” o percepiti dal cervello e possono essere utilizzati per creare l’illusione di forme e oggetti. Il team ha dimostrato che è possibile indurre la “visione di oggetti” attraverso la stimolazione elettrica diretta del cervello, spiegando che la corteccia visiva ha “una sorta di mappa visiva dello spazio”.
Le scimmie hanno svolto una serie di compiti e, utilizzando la loro visione artificiale, sono state in grado di riconoscere forme e “percezioni” comprese linee, punti in movimento e lettere, hanno riferito i ricercatori nei risultati pubblicati su Science.
Implicazioni più ampie per ripristinare la vista
Il team ritiene che tale tecnologia potrebbe un giorno essere utilizzata per simulare la vista nei ciechi che sono stati in grado di vedere a un certo punto della loro vita. Secondo i ricercatori quando gli occhi delle persone smettono di funzionare e perdono la vista, la loro corteccia viene privata di input.
Quello che hanno fatto gli scienziati quindi è bypassare gli occhi malfunzionanti e collegare direttamente le immagini che normalmente vediamo nella corteccia visiva. Stimolando con un elettrodo, si ottiene un punto di luce. Stimolando con un modello di elettrodi, si crea un modello di questi punti e da questi modelli è possibile riprodurre immagini significative.
In futuro una persona potrebbe portare un visore sugli occhi che potrebbe tradurre le immagini in schemi di stimolazione elettrica per il cervello e inviarle agli elettrodi. Gli elettrodi attiverebbero quindi le celle appropriate e la persona sarebbe in grado di vedere un’auto che sta arrivando, o una persona che sta camminando sulla strada. I ricercatori sperano che la tecnologia sarà pronta per essere sperimentata sugli esseri umani entro il 2023.
di Marco Inchingoli
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