Lucemagazine del 03/12/2020
Sono state davvero tante le iniziative e gli interventi che si sono tenuti ieri, giovedì 3 dicembre, in occasione della Giornata Mondiale della Disabilità. Volti più o meno noti si sono dedicati a una meritoria opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui temi dell’inclusione e dei diritti delle persone disabili. Bene dunque per questa grande attenzione mediatica, a partire dal palinsesto della Rai ricco di trasmissioni e ospiti che hanno trattato i temi della disabilità, fino ai numerosi appuntamenti in diretta organizzati sui social che hanno visto la partecipazione di associazioni e scuole per raccontare il mondo della disabilità nel difficile periodo della pandemia. Tuttavia, passata la ricorrenza, le difficoltà che vivono quotidianamente le persone con disabilità non scompaiono, rischiando piuttosto di aggravarsi.
Sono passati 13 anni dalla firma della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, avvenuta il 13 dicembre 2006, dove lo slogan “niente su di noi senza di noi” faceva da filo conduttore a un insieme di principi fondamentali per la costruzione di una società inclusiva e in grado di offrire le stesse opportunità di crescita, accesso ai servizi e alla cultura a tutti. C'era grande ottimismo all'atto della ratifica, e in effetti il documento ONU ha costituito una tappa importante nel lungo cammino dell’integrazione per le persone disabili, perché ha sollecitato gli stati membri a recepire nei propri sistemi legislativi i principi e i diritti in esso contenuti. Alcuni passi concreti per l'attuazione di questi diritti sono stati effettivamente compiuti dalle nazioni più ricche: dalla ratifica della Convenzione in Italia il 3 marzo 2009 fino al fondamentale European Accessibility Act, la normativa che dovrà garantire l’accessibilità ai servizi e prodotti da parte di tutti i cittadini europei.
La pandemia del covid 19 ha però rivelato tutte le difficoltà insite nel percorso intrapreso, ponendo in forse alcuni principi fondanti, primo fra tutti il diritto allo studio e all’accesso alla cultura. I problemi vissuti dagli studenti con disabilità a scuola quest’anno ne sono la dimostrazione.
La chiusura delle scuole, la didattica a distanza, la carenza di insegnanti di sostegno e la difficoltà a garantire la continuità didattica per gli alunni con bisogni speciali, hanno determinato molte situazioni a rischio di esclusione, con ripercussioni più o meno gravi sul benessere dello studente con disabilità e sul proprio percorso formativo e di crescita. Per non parlare del fenomeno delle "classi-pollaio", il sovraffollamento nelle aule sempre più crescente che ha determinato situazioni di crisi quando si è trattato di rispettare le distanze di sicurezza sanitaria tra gli studenti. Nondimeno il sovrannumero di alunni in classe ha dimostrato di rendere la didattica meno efficace, con particolare incidenza sullo sviluppo degli studenti con bisogni educativi speciali.
La pandemia covid dell’anno 2020 ha quindi determinato una battuta d’arresto nell’affermazione dei diritti ONU, non a caso il tema di quest'anno è stato: “Ricostruire meglio: verso un mondo post COVID-19 inclusivo della disabilità, accessibile e sostenibile”.
Ricostruire dunque, ma per farlo occorre ripartire dalle basi: gli studenti e la scuola. Di loro dobbiamo occuparci tutti i giorni, non solo nella ricorrenza della Giornata Mondiale della Disabilità.
La Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano, come ha sempre fatto, continuerà a sostenere gli studenti non vedenti e ipovedenti frequentanti le scuole di ogni ordine e grado, fornendo loro supporto tiflologico qualificato, supporti didattici e ausili informatici per garantire il più possibile l’inclusione e la partecipazione alla vita di classe.
In tantissimi ieri hanno parlato di disabilità, fra esponenti delle istituzioni, opinionisti, personaggi dello spettacolo e rappresentanti delle associazioni. Oggi i riflettori si sposteranno su altri argomenti di più stringente attualità, lasciando nell’ombra le persone, gli enti e le associazioni che tutti i giorni lavorano per la realizzazione di una società più inclusiva e rispettosa dei diritti dei più fragili.
Sappiamo bene che, anche lontano dal palcoscenico illuminato dai media, questo cammino dovrà continuare.
di Marco Rolando
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