Vita del 02/12/2020
È una delle richieste delle persone sordocieche, che per effetto del distanziamento in questi mesi stanno vivendo un doppio isolamento: quello sensoriale che ogni giorno sperimentano e quello sociale, legato alla rarefazione dei contatti. Perché per chi non vede e non sente, il tatto è vita.
Ben 7 Italiani su 10 sanno che la sordocecità può presentarsi alla nascita (per infezioni in gravidanza, nascita prematura, malattie rare, ecc.) o può arrivare nel corso della vita (a causa di traumi, gravi malattie, ecc.) ma solo 1 Italiano su 3 sa che le persone sordocieche convivono 6 volte su 10 con altre disabilità, come quella cognitiva e motoria, che possono isolarle persino dagli affetti. E appena 1 su 5 sa che una persona sordocieca dalla nascita non ha nessun modo di comunicare con il mondo esterno, se non con il tatto.
Per questo il 2020, con la pandemia e con le regole di distanziamento che essa ha comportato, per le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali è stato un anno particolarmente difficile: all’isolamento sensoriale si è aggiunto quello sociale.
«In occasione di questa Giornata così simbolica, soprattutto quest'anno, voglio esprimere tutta la nostra vicinanza alle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali e alle loro famiglie che si sono viste mancare, da un giorno all'altro, servizi assistenziali fondamentali per poter gestire nel quotidiano situazioni molto complesse»: dice Rossano Bartoli, presidente della Lega del filo d’Oro, alla vigilia della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. «Il 2020 è stato un anno molto duro per tutti, a maggior ragione per le persone con disabilità e le loro famiglie, che già prima della pandemia vivevano una condizione estremamente difficile, relegate ora in un isolamento sociale, oltre che sensoriale. Oggi più che mai le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali hanno bisogno di risposte concrete. Il diritto all'inclusione nella società delle persone con disabilità dovrebbe essere una priorità di tutti, sia attraverso un passo in avanti a livello normativo con la piena attuazione della legge 107/2010, sia con interventi, servizi e ausili atti a garantire condizioni di vita migliori e maggiore livello di partecipazione sociale anche durante una pandemia globale». Ad esempio «il riconoscimento della LIS e della LIS Tattile consentirebbe ad una persona sordocieca di beneficiare di un interprete cui potersi avvalere ad esempio in condizioni di emergenza, come ad un pronto soccorso. Questo sarebbe un sostegno fondamentale per gestire la propria vita, anche in un momento così difficile per tutti».
La mancata piena attuazione della legge 107/2010, che riconosce la sordocecità come una disabilità unica e specifica, e il riconoscimento della LIS e della LIS Tattile, che ancora si fa attendere, escludono di fatto le persone sordocieche dalla vita quotidiana, negando loro il diritto di potersi avvalere, anche in caso di emergenza, del supporto di un interprete all'interno di un ospedale. Fattori che rendono ancora più complessa e piena di ostacoli la vita di queste persone precludendo loro quasi totalmente la possibilità di una dimensione sociale attiva e, di fatto, negando quanto sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Inoltre le persone e i bambini sordociechi e pluriminorati psicosensoriali assistiti dalla Lega del Filo d'Oro, con cui sono stati avviati percorsi i riabilitativi, con il venir meno delle attività dei Centri Diurni e dell'assistenza domiciliare, rischiano di perdere i progressi raggiunti finora.
«Noi persone sordocieche per comunicare con il mondo esterno utilizziamo il tatto e tutti noi, anche quando possiamo vivere da soli, abbiamo bisogno del sostegno di un operatore o di un assistente per compiere alcune azioni di vita quotidiana. Sapere che potremo contare su un vaccino e poter vivere in sicurezza quando richiediamo questi aiuti è una notizia che ci incoraggia e ci fa ben sperare», afferma Francesco Mercurio, Presidente del Comitato delle Persone Sordocieche della Lega del Filo d'Oro. «Ora auspichiamo che le persone con disabilità e in particolar modo le persone sordocieche proprio in virtù di questa esigenza anche comunicativa e di inclusione, possano rientrare tra quelle fasce di popolazione fragile, dopo i medici e gli operatori sanitari e sociali, che potranno beneficiare del vaccino. Sarebbe un segno tangibile che, per una volta, non siamo stati dimenticati».
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