Il Resto del Carlino del 13/12/2020
Bologna: la donna, 38 anni, era finita nei guai a giugno quando venne indagata. "Assolta, il fatto non sussiste". L’indagine della Finanza partì ad aprile da uno scritto indirizzato a INPS e INAIL.
BOLOGNA. Cieca, la signora L., lo è del tutto. A stabilirlo adesso c’è pure una sentenza del tribunale che l’ha assolta dalle accuse di truffa ai danni dell’Inps e di falso per aver indotto un medico dell’istituto previdenziale a formulare un certificato di invalidità e inabilità totale. Assolta dal gup Letizio Magliaro, in abbreviato, con formula piena "perché il fatto non sussiste". Perché, spiegano nelle memorie difensive gli avvocati Luca Moser e Silvia Scota, "la patologia oculistica che la affligge è di una gravità tale, da comportare una sua classificazione come cieca totale". Con tutto ciò che "questo implica in relazione al trattamento pensionistico e previdenziale" e ne consegue perché "mai ha simulato alcunché, nè tramato per ingannare e indurre in errore coloro che l’hanno esaminata negli anni".
Ma da giugno scorso, a seguito di un’indagine di Finanza e Procura, il tribunale aveva deciso di ’sigillare’ il suo conto corrente, chiedendole la restituzione di quasi 130mila euro di "ingiusti profitti" tra indennità di accompagnamento e pensione per inabilità. Per l’esattezza: 120.674 euro fino al 31 dicembre 2019, più 8.736 fino a maggio 2020. Gli inquirenti vennero attivati nell’aprile 2019 da uno scritto indirizzato a Inps, Inail e Gdf, che segnalò "una situazione di grave irregolarità" da parte di L., 38 anni ligure residente a Bologna e con due figli a carico, cieca ma non del tutto, secondo lo scrivente. La quale, con "artifizi e raggiri", sarebbe riuscita a strappare un certificato di "cecità assoluta". A settembre, per quattro giorni consecutivi, venne pedinata e filmata nel tragitto casa-scuola. E vedendo qualche frame di quei lunghi video, la donna sembrava davvero mostrare grande dimestichezza nei movimenti, scansando pedoni e ostacoli in strada senza l’aiuto del cane, o leggendo i prezzi sui cartellini dei prodotti nei negozi avvicinandoli al viso.
Alla fine del 2019 il suo nome è nel registro degli indagati per truffa e falso per induzione. Secondo la Procura, infatti, avrebbe pure raggirato una dottoressa dell’Inps a "formulare conclusioni di invalidità e inabilità, certificando falsamente l’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa". L’ultima stangata arriva a giugno con il sequestro preventivo dei conti. Da qui in poi il lavoro dei legali della donna, capaci di smontare, a suon di consulenze mediche, gli addebiti. Dimostrando che la sua retinopatia, malattia che presenta diversi stadi, può portare alla "conseguente cecità totale". Un "progressivo sviluppo con aggravamento certificato nel 2005". Solo un lungo e difficile percorso riabilitativo "in orientamento, mobilità e autonomia personale", le avrebbe permesso di "acquisire indipendenza e sicurezza", raggiungendo "obiettivi e traguardi grazie alle sue capacità di apprendimento". Ma, si legge dagli atti, senza modificare "i requisiti per il riconoscimento dello stato di cecità assoluta". Elementi che hanno portato ora il tribunale, su richiesta della stessa procura, ad assolverla, rendendo il provvedimento di sequestro non più efficace. Resta aperto un contenzioso con l’Inps (che era costituita parte civile), con la difesa della 38enne che chiede il pregresso economico dell’invalidità che da giugno le è stata ridotta.
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