La Stampa del 06/12/2020
ASTI. Renata Sorba, astigiana, è una donna dolce e al tempo stesso coraggiosa, che di fronte alle asperità, anche gravi non ha mai alzato la bandiera bianca. Non vedente, affronta la vita con decisione sentendosi, come recita il titolo del suo libro scritto nel 2014: “Né diversa, né uguale, ma libera”. È presidente di Apri Asti, Associazione pro Retinopatici e Ipovedenti. Ama viaggiare, pratica sport, si dedica al teatro, organizza eventi, incontri di alto profilo sociale e scientifico ed è una presenza importante nella vita culturale e del volontariato.
Partiamo dal libro «Né diversa, né uguale, ma libera», che segna una pietra miliare della sua esperienza...
«In questo libro, corredato dalla tesi di laurea di Giulia Rosso, racconto la mia storia. Partendo da quando ero vedente, fino alla malattia che mi ha colpito all’età di trent’anni e dieci anni dopo mi ha portata alla cecità. Racconto anche come sono riuscita a ricostruirmi la vita in questa nuova condizione».
Ciò che ha scritto, vuole dimostrare che con forza d’animo i problemi causati da certe disabilità possono essere superati?
«Si tratta di una testimonianza intesa a far capire che chiunque ce la può fare anche in situazioni difficili, di un’incitazione a non arrendersi in ogni caso. Devo la mia fortuna al fatto di avere avuto una famiglia meravigliosa che ha saputo sostenermi, suscitando in me la voglia di appropriarmi del sapere: dalla musica alla letteratura. Mi ha aiutata a mettere in atto quella dote che si chiama coraggio».
Il secondo libro?
«Si intitola “Pennellate di colori in un mondo neutro”. Diverso dal primo. Contiene molti miei disegni colorati, racconti, poesie, rime, fotografie, ma è sempre legato alla disabilità sensoriale. Un lavoro che ha confermato la mia vena artistica e di narratrice e mi ha spinto a continuare».
Infatti c’è un’altra sua pubblicazione, realizzata durante il periodo del lockdown. Di cosa tratta?
«Si intitola “Apri alla vita” ed è stato pubblicato grazie al sostegno del Csvaa di Asti. Durante il primo lockdown ho intervistato telefonicamente molti amici non vedenti e ipovedenti, ponendo loro tre domande: “Come stai vivendo questo momento”, “Qual è la cosa che ti manca” e “Cosa farai dopo la pandemia”. Dalle risposte si capisce che tutti sono riusciti a trovare l’energia per vivere attivamente e attraverso la resilienza sconfiggere la bufera. Un grazie ad Antonio Guarene che ha disegnato la copertina».
Un nuovo libro?
«È già in cantiere, anche se non ha ancora un titolo. Una raccolta di poesie, aforismi, racconti. Uscirà prima di Natale per i tipi di Letteratura Alternativa Edizioni».
Da 40 anni si dedica al volontariato. In che modo ha iniziato?
«All’età di sedici anni, con la Compagnia di San Vincenzo. Ero nel gruppo che faceva animazione nelle case di riposo. Poi ho fatto attività al Cepros. Quando ho cominciato a perdere la vista ho pensato di fondare Apri con altri amici».
Una delle ultime iniziative in tempo di Covid?
«Martedì scorso sulla Piattaforma Zoom. Era dedicata a Alda Merini e Frida Cahlo, due donne affascinati e coraggiose».
Come dovrebbe essere una città vivibile per i disabili?
«Da noi, come del resto dappertutto, c’è ancora molto da fare. Si dovrebbe convocare un incontro per discutere sulle barriere e sugli ostacoli che creano difficoltà nel muoversi».
L’udienza con Papa Francesco?
«Nel 2016 in Sala Nervi del Vaticano. È stato uno dei momenti più belli della mia vita».
E il teatro?
«Ho scritto e recitato “A braccia spalancate”, con letture degli attori del Teatro del Borbore e la regia di Renzo Moretto. L’abbiamo rappresentato a Fuori Luogo. Lo ripeteremo in tempi più tranquilli».
C’è una foto che la ritrae sul podio, in un torneo di tiro con l’arco per non vedenti.
«Per sei anni ho praticato questo sport con i colori della Pegaso Asti. Ho vinto anche il titolo di campione assoluto d’Italia per non vedenti. Tirare con l’arco mi ha aiutata a sviluppare la concentrazione e valutare lo spazio attorno».
Ha provato anche l’emozione del volo su un deltaplano.
«Grazie ai soci dell’Aviosuperficie di Boglietto di Costigliole d’Asti e all’interessamento del Cvsaa, ho partecipato al progetto “Disabili Volando Insieme”».
Chiudiamo con un suo grande amore: York.
«Il mio cane guida. L’angelo custode che veglia su di me, aiutandomi a superare tutte le difficoltà. York è una presenza rassicurante, un amico leale, intelligente con il quale posso dialogare attraverso l’affetto che ci lega. In momenti difficili come questi non mi fa sentire sola».
di Armando Brignolo
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