Il Giorno del 18-11-2018
MILANO. «UNA VOLTA a Milano ce n'erano una cinquantina. Niente a che vedere con i gabbiotti di adesso. Erano semplici tavolini arrangiati. Poi c'è stata un'evoluzione. Ora sono otto, ai piedi della Madonnina. Belli, sul modello delle nuove edicole: abbiamo investito 350mila euro». Un punto d'orgoglio per l'Unione italiana ciechi e ipovedenti di Milano, di cui Rodolfo Masto (nella foto) è presidente. Parla dei botteghini sistemati ai lati dei portici di corso Vittorio Emanuele II e dintorni, da decenni gestiti da non vedenti che vendono biglietti della lotteria e souvenir. «Consentono di avere un lavoro a chi, magari anziano, così arrotonda la pensione. E per i giovani una prima esperienza, anche temporanea», evidenzia Masto. I vecchi gabbiotti sono stati sostituiti da strutture più moderne e con i comfort, riscaldamento d'inverno e aria condizionata d'estate. «Unica pecca: la dimensione ridotta». Al lato, la pubblicità. «Il 50% degli incassi serve per coprire la spesa sostenuta per le nuove strutture - chiarisce Masto -. Il resto, per servizi di accompagnamento e assistenza ai non vedenti, 15mila prestazioni all'anno. I volontari purtroppo sono sempre meno». Ma l'Unione dei ciechi non vuole fermarsi al restyling: «Abbiamo in mente progetti ambiziosi. Il primo: trasformare questi gabbiotti in punti informativi in cui poter acquistare pure biglietti di ingresso a teatri e musei. Grazie alla tecnologia i non vedenti possono accedere ai database e compiere tutte le operazioni necessarie». C'è un altro sogno: «Aumentare il numero dei nostri botteghini estendendoli in più quartieri, magari con meno vincoli dal punto di vista paesaggistico, così da poter avere più spazio». E più servizi da offrire. DUE ANNI FA strutture abusive erano finite sulle pagine del Giorno, che denunciò i finti-ciechi che lavoravano senza autorizzazione. Dopo l'intervento di Palazzo Marino, l'ordine è stato riportato con l'aiuto dell'Unione ciechi ed è stato siglato un accordo per evitare il ripetersi del fenomeno. Ma anche per tenere lontani i furbi «che spesso si sistemavano accanto ai nostri gabbiotti con tavolini e sedie vendendo merce, lasciando intendere che fossero affiancati a noi. Ma non era vero» ricorda Masto. Adesso, accanto alle strutture chiaramente riconoscibili e uguali tra loro, non c'è più spazio per gli abusivi. (M.V.)
Nessun commento:
Posta un commento