lunedì 2 novembre 2020

«Dialogo nel buio»: evento a rischio Sos dell’Istituto dei Ciechi

Corriere della Sera del 02/11/2020

MILANO. Ha compiuto quindici anni «Dialogo nel buio», la mostra-percorso allestita in forma permanente presso l’Istituto dei ciechi di via Vivaio, a Milano. Il lockdown ne ha fermato la corsa, dopo l’estate si è lavorato per riaprirla in sicurezza ma la recrudescenza della pandemia ha spento per il momento il sogno. Per questo il presidente dell’Istituto dei ciechi, Rodolfo Masto, ora lancia un appello al mondo della cultura, alle istituzioni, al Governo, ai cittadini tutti. Perché questa straordinaria esperienza, scrive in una lettera a «Buone Notizie», non si disperda. «La Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano pare non essere compresa tra le entità che potranno ricevere ristori o aiuti a fondo perduto anche se per accedere alla Mostra sono stati regolarmente staccati biglietti controllati dalla Siae e ciò consenta un rapido e certo riscontro del mancato incasso».

«Dialogo nel buio» è un percorso sensoriale, un’avventura nel buio insieme alle guide non vedenti, un viaggio di un’ora nella totale oscurità, che trasforma una semplice passeggiata in un giardino o il sorseggiare una tazza di caffè in un’esperienza straordinaria. Chi l’ha compiuto racconta di aver vissuto qualcosa di unico, che ha cambiato il proprio modo di pensare. È stata allestita nel dicembre 2005 presso l’Istituto dei Ciechi, c’è totale assenza di luce e i visitatori per esplorare gli ambienti devono affidarsi esclusivamente ai sensi del tatto, dell’udito, dell’olfatto, del gusto. Si passa per ambientazioni che richiamano situazioni di vita quotidiana, tutte diverse, da scoprire attraverso i sensi e il dialogo con la guida non vedente, svelando «un altro modo di vedere». L’ultima tappa è un bar dove, sempre nell’oscurità più totale, si commenta l’esperienza vissuta.

Varcato l’ingresso, la linea di confine fra la luce e il buio, ci si trova alle prese con una condizione mai sperimentata. Non è una simulazione della cecità. Ma un buio profondo che può disorientare chi è abituato da sempre a fare affidamento sulla vista. Ed è anche l’occasione per scoprire nuove dimensioni. «Nel buio anche il caffè ha un altro sapore, una rosa un altro profumo», spiegano le guide e chi con loro ha fatto il percorso. Perché la percezione della realtà e la comunicazione possono essere molto più profonde e intense in assenza della luce.

Obiettivo della mostra è stato anche diffondere la cultura dell’integrazione e promuovere il ruolo attivo delle persone non vedenti nella società. Rendere consapevole l’opinione pubblica delle potenzialità e delle risorse presenti in ogni persona, abbattendo pregiudizi e barriere psicologiche. Non è un caso se precisa Masto «il vanto più grande è quello di aver fornito nel tempo un’ importante opportunità professionale ad oltre 350 non vedenti. Per alcuni è stata la prima esperienza occupazionale, una sorta di tirocinio propedeutico all’incontro con il delicato mondo del lavoro; per altri è stata la conclusione morbida di una carriera professionale, conclusasi forse troppo in fretta; per tutti un momento di vera integrazione e di crescita consapevole. Oggi nella Mostra Dialogo nel Buio, che continua ed essere considerata una delle esperienze culturali e sociali più significative della nostra Città, sono impiegati 60 operatori di cui 46 sono guide non vedenti».

L’8 marzo 2020 è stato l’ultimo giorno di attività della Mostra, chiusa per il diffondersi del Coronavirus. Superato l’inevitabile smarrimento, il pensiero si è concentrato sulla possibile riapertura nella massima sicurezza, racconta Masto. «Nel pieno rispetto dei protocolli, speravamo, dopo aver preso tutte le precauzioni necessarie, di riaprire gradualmente dal 15 ottobre e per raggiungere tale obiettivo abbiamo ottenuto il sostegno di IntesaSanpaolo, Fondazione Cariplo, Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Fondazione Bracco e Pirelli. I presupposti erano davvero molto buoni. All’apertura dell’ufficio prenotazioni i posti disponibili si sono esauriti in un battibaleno e il clima era euforico, soprattutto tra le guide, consapevoli della responsabilità a loro attribuita: tornare ad operare attraverso un’azione di mediazione culturale per promuovere il superamento dello stereotipo che ancora condiziona i giudizi di chi vede nei confronti dei ciechi e degli ipovedenti. Tuttavia, a causa dell’aggravarsi dell’emergenza sanitaria, l’agognata riapertura non ha potuto aver luogo. Desidero fare un appello a quanti possono aiutarci affinché questa straordinaria esperienza non si disperda: il tesoro espresso dalla capacità e dalla passione delle guide non vedenti è troppo prezioso per non essere salvaguardato».

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