Redattore Sociale del 06/11/2020
Alla luce della nota inviata dal ministero dell'Istruzione con le indicazioni per l'applicazione dell'ultimo Dpcm, agli studenti disabili dovrà essere garantita la presenza in classe, insieme però a un gruppo di compagni. Ianes (Università di Bolzano): "È la nostra idea di cordata. Due condizioni fondamentali: gruppo eterogeneo e docenti in classe".
ROMA. Chi si occupa d'inclusione scolastica, tira forse oggi un sospiro di sollievo: l'incubo degli studenti con disabilità soli in aule deserte potrebbe oggi finire. È stato solo un brutto sogno, durato qualche giorno o qualche settimana, frutto di un malinteso e di una errata interpretazione di quanto previsto dagli ultimi due Dpcm: con la didattica a distanza nelle scuole superiori, prima al 75% ora al 100% (ed estesa, nelle zone rosse, anche alla seconda e terza media), gli studenti con disabilità, Bes o Dsa devono poter sempre avere la possibilità di andare a scuola. "Lo avevamo chiesto un po’ tutti, noi che ci occupiamo d'inclusione scolastica, ai tempi del lockdown - ricorda Dario Ianes, pedagogista esperto di inclusione scolastica, docente di Pedagogia e Didattica Speciale all'Università di Bolzano e tra i fondatori del Centro Studi Erickson di Trento - Avevamo visto chiaramente quanto fosse alto, troppo alto, il prezzo pagato dagli studenti con disabilità con la didattica a distanza. Così abbiamo invocato per loro il ritorno in classe, in ogni caso: più scuola e non meno, avevamo chiesto, anche qualora si fosse presentata una seconda ondata della pandemia. Ma pensare che gli studenti con disabilità potessero essere da soli, dentro scuole vuote, con i loro insegnanti di sostegno e assistenti...beh, questa è una follia, non ha senso, è emarginazione. Per alcuni genitori anche questa situazione può essere risolutiva di una serie di problemi, ma non è questa la funzione della scuola: l'obiettivo è l'inclusione", afferma Ianes. È quello però che è accaduto fino ad oggi e che ci hanno raccontato, su queste pagine, assistenti scolastici, insegnanti di sostegno e famiglie.
Per questo la nota diffusa ieri sera dal ministero lascia sperare che sia stata solo una brutta parentesi: "in realtà, già il Dpcm lasciava intendere che la presenza degli studenti con disabilità dovesse realizzarsi in condizioni di inclusione. Ora la circolare lo chiarisce ulteriormente e fornisce indicazioni pratiche in merito: lo studente disabile in classe deve poter andare insieme a un piccolo gruppo di compagni. Certo, come realizzare praticamente questa indicazione non sarà facile, ma le possibilità sono tante e credo spetti a ciascun consiglio di classe il compito di individuare la forma migliore, anche sulla base dell'esperienza vissuta durante il loclkdown", suggerisce Ianes.
Ci sono però "due principi imprescindibili, di cui questa organizzazione, qualsiasi essa sia, dovrà tener conto: primo, il gruppo, anzi la cordata, come preferisco chiamarla, deve essere eterogenea: potrà comprendere ragazzi con disabilità, Bes, Dsa, come pure coloro che con la didattica a distanza mostrano maggiori difficoltà, ma anche, al contrario, ragazzi capaci di fare da tutor, insieme eventualmente ai figli degli operatori sanitari, che pure devono essere tutelati. L'importante è che il gruppo sia eterogeneo. Il secondo principio - continua Ianes - è la presenza in classe dei docenti curricolari: forse questo non piacerà a tanti, ma penso che chi lavora nella scuola debba percepirsi e comportarsi come chi lavora in ospedale: pronto per ciò che avviene. E se ora avviene questo, che piccoli gruppi di studenti siano in classe, allora i docenti dovranno essere lì, insieme naturalmente agli insegnanti di sostegno e agli assistenti, ovviamente tutti collegati con la classe a distanza".
La soluzione ideale, "in un mondo perfetto, in cui la connessione funzioni e i device ci siano per tutti, è che ogni alunno del gruppo in presenza abbia il proprio computer sul banco, collegato con il resto della classe: questa situazione mi piace particolarmente, perché realizza una doppia inclusione: in presenza, con il piccolo gruppo, e a distanza, con il resto della classe". E c'è anche un altro vantaggio, in questa organizzazione tra presenza e distanza: "Che tutti gli studenti della classe possono avere la possibilità, grazie e con i loro compagni con disabilità, di entrare in classe, almeno ogni tanto, mitigando quella distanza su cui oggi anche il Cts ci mette in guardia, per i possibili effetti negativi che questa può avere sui ragazzi. Non dico che sarà facile: sono certo però che varrà la pena di provarci".
di Chiara Ludovisi
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