La Repubblica del 06/11/2020
La voce che dovrebbe guidare gli utenti, se si manifesta, è spesso storpiata, la pista audio funziona a intermittenza e salta arbitrariamente un buon numero di stazioni.
ROMA. Trasporti pubblici alla cieca. Letteralmente. Lo sanno bene i non vedenti, sballottati da una fermata all'altra in assenza di avvisi sonori che, quando ci sono, si rivelano bizzarri o del tutto sbagliati. Insomma: cambiano le regole di ingaggio in tempo di misure Covid ma le inefficienze, se è possibile, si moltiplicano. Orientarsi nel labirinto della metropolitana, per chi non vede o ha la vista ridotta, in queste condizioni è davvero un'impresa. La voce che dovrebbe guidare gli utenti se si manifesta è spesso storpiata, la pista audio funziona a intermittenza e salta arbitrariamente un buon numero di stazioni. Ettore Galassi, ipovedente, è un viaggiatore abituale della linea A: "Per andare al lavoro prendo la metropolitana da San Giovanni a Cornelia. L'audio non funziona in tutte le carrozze. Spesso, in media su una corsa ogni tre, la voce registrata comincia ad annunciare le fermate ma solo da Lepanto in poi. Per Battistini, Cornelia, Baldo degli Ubaldi, Valle Aurelia, Cipro e Ottaviano nessuna indicazione. Se non tengo il conto delle fermate, come mi capita spesso, finisco alla fermata sbagliata".
Quella degli avvisi è una vera lotteria quando la "voce" dovrebbe orientare su una stazione chiusa improvvisamente per "guasto tecnico" o per lavori di manutenzione. "Nei mesi scorsi, ad esempio - continua Galassi - la chiusura di Baldo degli Ubaldi non è stata immediatamente segnalata, all'altoparlante è stata così annunciata ugualmente la fermata ed io mi sono ritrovato a Cornelia. Un disservizio durato settimane". "Io, ad esempio - ricorda Giuliano Frittelli, non vedente e presidente dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti di Roma - dovevo scendere alla fermata Colli Albani, ma la voce all'altoparlante ha dato un'informazione errata, annunciando una fermata al posto di un'altra. Me ne sono accorto appena sceso dal vagone, non ho riconosciuto le pareti, i corridoi e il percorso per arrivare alle scale era diverso. La voce poi non è sempre intelleggibile, spesso il volume è troppo basso".
Tenere a mente il numero di fermate per centrare la propria non è l'unico sistema. "Alcune fermate hanno l'uscita a destra, altre invece a sinistra - spiega un utente - non funzionando l'audio, ho imparato che l'uscita dopo Cipro e Valle Aurelia è sulla sinistra, quella di Lepanto e Ottaviano sono sulla destra. Come Spagna, Flaminio, Termini". Non solo. Di rimedi fai-da-te ce ne sono altri: "Se scendo a Cornelia so che nel pavimento trovo il bullonato, a Re di Roma il travertino". Piccole regole mnemoniche nel silenzio di un'azienda che sembra erigere barriere anziché abbatterle.
Chi ha difficoltà motorie gioca alla lotteria degli ascensori e delle scale fermi. Chi non vede si infila nel proprio treno rimanendo concentratissimo come in un quiz tv, al termine del quale c'è in premio la fermata giusta. A fare le spese del mutismo degli altoparlanti, naturalmente anche turisti e stranieri. Tutt'altra storia a Milano. "Lì, ad esempio - spiega un altro utente - c'è il doppio audio: uno nel vagone, l'altro nella stazione".
Qui ci si affida anche ai compagni di viaggio. "Ma ora col Covid è più complicato - spiega Frittelli - Dobbiamo mantenere le distanze, se mi trovo in difficoltà non tutti sono propensi, giustamente, ad aiutarmi quando mi avvicino". Paola Tasselli, 56 anni, ipovedente dall'infanzia ha un elenco puntuale che basterebbe ad ATAC per provvedere: "C'è un'assoluta mancanza della voce nelle prime tre fermate del tragitto della linea A, sia in direzione Anagnina che Battistini. Vale anche per la fermata Spagna". Non che le segnalazioni ad ATAC siano mancate. "La risposta - dice Tasselli - è sempre la stessa: controlleremo, si tratta di un problema tecnico". Persistente, a quanto pare.
di Laura Barbuscia
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