Messaggero Veneto del 05/10/2021
Neuro-protezione, chirurgia mininvasiva e terapie personalizzate: l'importanza della prevenzione.
Non esistono ancora cure che possano arrestare il glaucoma, ma la ricerca scientifica sta facendo molti progressi sul fronte della conoscenza dei fattori che causano questa patologia oculare e dell’approccio terapeutico in grado di essere più efficace. Il glaucoma colpisce circa 1 milione e 200mila persone in Italia e rappresenta la seconda causa di disabilità visiva e di cecità nel nostro Paese. Secondo recenti stime, inoltre, il 50% dei pazienti non sa di averlo e il 20% corre il rischio di perdere la vista. Per il momento non esistono ancora terapie in grado di arrestare il glaucoma, patologia causata dall'aumento della pressione interna dell'occhio e, in alcuni casi dalla riduzione dell'apporto di sangue al nervo ottico. “Purtroppo al momento non ci sono terapie risolutive - ha spiegato il vicepresidente dell’Associazione Italiana dei Medici Oculisti, Lorenzo Galli. al recente congresso nazionale di Aimo, il dodicesimo - ma gli studi stanno andando avanti, anche se sono complessi poiché non si parla di una malattia, ma di un gruppo di malattie che spesso riconoscono cause diverse, quindi arrivare ad una terapia eziologica non è così immediato”.
Non solo colliri.
Per controllare l’evoluzione del glaucoma e in qualche caso liberare il paziente dalla ‘schiavitù’ delle gocce a vita, però, oggi coesistono strumenti sempre più performanti da mettere in campo. “Un recente studio inglese - continua il vicepresidente di Aimo - mostra come i pazienti trattati con la terapia laser abbiano più benefici nel lungo periodo rispetto a quelli trattati con la terapia medica. D’altronde la terapia medica, che resta certamente una delle soluzioni, presenta alcuni problemi di compliance per il paziente, costretto a mettere ogni giorno della sua vita un collirio che alla lunga può modificare l’occhio, o meglio la congiuntiva, rendendo poi più complessa la chirurgia”.
Le alternative alle gocce oculari.
Inoltre i colliri, nei casi peggiori, presentano degli effetti collaterali talvolta importanti che vanno ad inficiare ancora una volta la compliance del paziente. Ma quali sono le altre alternative da prendere in considerazione? “Ce ne sono diverse - ha risposto Galli - dalla somministrazione long time di farmaci, attraverso le iniezioni intraoculari, al laser nelle sue varie declinazioni fino alla chirurgia mininvasiva, che si colloca un ‘passo prima’ rispetto alla chirurgia tradizionale. Lo scopo è senz’altro quello di arrivare a modulare sempre meglio l’approccio che noi abbiamo verso il paziente per la ‘cura’ del glaucoma”.
L’importanza della neuroprotezione.
Ormai la ricerca scientifica ha ampiamente dimostrato che le cause di insorgenza del glaucoma sono molteplici e, anche se, il principale fattore di rischio è l’incremento della pressione intraoculare ci sono numerosi altri meccanismi responsabili del danno a carico del nervo ottico, motivo per cui in una percentuale di pazienti, anche se ben compensati da un punto di vista pressorio, il glaucoma continua a progredire. Tra i fattori causali in corso di studio, sono emersi la disfunzione mitocondriale, l’attivazione di processi infiammatori, alcune caratteristiche genetiche e lo stress ossidativo, tutti fattori che sono causa di una progressiva morte della cellula ganglionare retinica. Per questa ragione, mentre si continua a intervenire farmacologicamente con colliri in grado di ridurre la pressione dell’occhio, la ricerca è andata avanti con l’obiettivo di identificare nuovi strumenti terapeutici in grado di prevenire la morte delle Cellule Ganglionari Retiniche attraverso molecole ad attività neuroprotettiva. Tra le varie molecole studiate come agenti neuroprotettori il coenzima Q10 e la citicolina risultano essere quelle maggiormente eleggibili per un trattamento neuroprotettivo proprio perché ritenute quelle con la maggiore evidenza scientifica.
Terapie personalizzate.
Ma qual è il futuro delle terapie contro il glaucoma? “Il futuro sarà rappresentato da terapie sempre più ‘sartoriali’, cioè personalizzate- ha spiegato ancora Galli. Per ogni paziente si sceglierà la terapia migliore per lui, in un approccio che potrà essere di collaborazione tra medico e paziente stesso. Il medico potrà proporre al paziente diverse terapie, mettendolo al corrente dei pregi e dei difetti di ciascuna. E questa sarà una rivoluzione, perché il glaucoma da sempre è un ambito ‘paternalistico’ in cui il medico tende a dire al paziente ‘fai questa terapia’, non avendo il paziente i mezzi per rendersi conto della sua particolare situazione, se non a seguito di una visita oculistica che intercetti il glaucoma, che come sappiamo non dà sintomi. Nel futuro, con terapie sempre più personalizzate, medico e paziente potranno invece ragionare insieme sulle diverse chances”.
La chirurgia mininvasiva.
Quanto alla chirurgia mininvasiva, al Congresso gli oculisti hanno sottolineato come gli interventi siano ormai più rapidi rispetto al passato e con un miglior recupero. “Un intervento di chirurgia mininvasiva del glaucoma dura all’incirca 20 minuti - ha detto Galli. Si entra dentro l’occhio con un ago, senza andare in profondità, e si fa in anestesia locale. Un trattamento con il laser dura ancora meno, circa 10 minuti, e l’anestesia è superficiale, giusto il tempo di permettere al medico di posizionare una lente sull’occhio”. Si tratta d’altronde di tecniche che hanno ‘semplicemente’ una funzionalità dal punto di vista dell’abbassamento pressorio e che però - ha aggiunto Galli - “in alcuni casi possono essere risolutive, senza la necessità di ricorrere poi alla chirurgia tradizionale”.
Fare prevenzione.
Nonostante il glaucoma sia una patologia che insorge con l’età, la prevenzione è sempre importante. “Giocare d’anticipo sul glaucoma è importantissimo - ha ricordato il vicepresidente di Aimo - soprattutto nel contesto di una patologia come questa, a rischio di portare gravi danni, prima si arriva e meglio è. Il glaucoma appare nella maggior parte dei casi sopra la quarta decade, dunque per la fascia di età compresa tra i 40 e i 50 anni è consigliato un controllo oculistico biennale; dopo i 50 anni sarebbe invece auspicabile un controllo annuale. Se poi c’è familiarità con il glaucoma, intorno ai 30 anni si possono iniziare a fare controlli anche con cadenza annuale. Ma voglio rivolgere un ultimo e importante messaggio ai pazienti - ha concluso Galli - la visita deve essere rigorosamente oculistica, non è sufficiente una semplice misurazione della vista e deve essere un medico a valutare questi aspetti”.
di Irma D’Aria
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