lunedì 18 ottobre 2021

"Io, non vedente, gioco a golf e vi spiego come": Palmieri e l'Open d'Italia

La Stampa del 18/10/2021

Roveri racconta la sua nuova vita: "Ho perso la vista in un incidente d'auto ma sul green sono rinato. Voglio essere un esempio". "Sono andato fuori strada per rispondere al telefonino".

FOLLONICA. "A 30 anni ho perso la vista in un incidente stradale. Da lì si è iniziata la mia seconda vita, bellissima. Anche perché gioco a golf". Stefano Palmieri, 49 anni, 13° all'Open d'Italia Disabili organizzato al Royal Park I Roveri, veste la maglia della Nazionale Paralimpica "con orgoglio". Una passione nata per caso, sul campo vicino a casa, a Follonica, scelta per curare la depressione dopo quell'incrocio sfortunato con il destino. "Ero in auto, ho risposto al cellulare e sono finito fuori strada". Un botto terribile, 17 ore in sala operatoria e 29 giorni in rianimazione. "Quando sono uscito dall'ospedale ero a terra. Poi ho capito che il golf mi offriva una via di uscita e ho visto la luce in fondo al tunnel. Ho iniziato a far pratica, mi sono appassionato e sono riuscito a raggiungere un alto livello".

Ma come può una persona senza vista giocare a golf? "Mi affido alla guida Stefano Bertola, i miei occhi sul green", risponde sorridendo. "Lui mi spiega la distanza dalla buca e io conto i passi per capire", dice Palmieri. E aggiunge: "Decido io però quale forza dare alla pallina. Penso al colpo e tiro. Per chi come me gioca senza vedere, è fondamentale essere in sintonia con la guida".

Ne ha fatta di strada Stefano, da quel giorno maledetto. Prima dell'incidente faceva il parrucchiere. "Con un socio, l'attività era ben avviata. Poi ho dovuto lasciare e mi sono inventato una nuova vita. Grazie alla mia decisione sono rinato. Ho iniziato a camminare, a farmi la barba e a gioire dei piccoli gesti quotidiani. Ma soprattutto ho dovuto riconquistare le persone. Perché un cieco fa paura. Molti scelgono di stare distanti, temono di ferirti". La forza l'ha aiutato a reagire. "Dove l'ho presa? Da mio padre, morto due mesi prima dell'incidente. Ma ha lottato come un leone con un attaccamento alla vita che mi è rimasto dentro. E la mia vittoria più grande è aver dato coraggio ad altri non vedenti che hanno iniziato a giocare sulla scia dei miei successi internazionali".

di Daniela Cotto

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