Superando del 13/10/2021
«Mi chiamo Wafer e di mestiere faccio il cane guida. Il mio è un mestiere di grande impegno e responsabilità, perché consiste nell’accompagnare una persona che non può più affidarsi ai propri occhi per muoversi autonomamente. Il 16 ottobre sarà la XVI Giornata dedicata al Cane Guida e io vi chiedo di rivolgere un pensiero speciale a noi e al benefico effetto che la nostra presenza porta a tanti ciechi e ipovedenti che grazie al nostro aiuto, possono riconquistare la loro libertà, autonomia e recuperare il loro benessere psicologico e la loro autostima».
Mi chiamo Wafer e di mestiere faccio il cane guida. Il mio è un mestiere di grande impegno e responsabilità, perché consiste nell’accompagnare una persona che non può più affidarsi ai propri occhi per muoversi autonomamente.
Sono nato in una cucciolata di quattro Labrador Retriever, donata alla Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi di Scandicci (Firenze), gestita dalla Regione Toscana. Io e le mie sorelle siamo stati selezionati proprio per svolgere questo importantissimo compito, perché possedevamo le caratteristiche idonee: indole mansueta, carattere mite e intelligenza vivace e intuitiva.
Prima dell’addestramento, però, siamo stati affidati ad alcune famiglie volonterose, che ci hanno cresciuti fino ad un anno di età, abituati a comportarci bene in casa e fuori, a non temere i rumori e il traffico e ad essere educati in mezzo alla gente.
Le persone che scelgono di prenderci in affido per un anno, sono davvero da ammirare e meritano immensa gratitudine, perché compiono un gesto di grande altruismo, sapendo che dovranno poi separarsi da noi dopo un periodo in cui il legame tra di noi è ormai così intenso e profondo, ma lo fanno ugualmente, benché si spezzi loro il cuore, perché sanno che il cane da loro allevato andrà a ridare la libertà e l’indipendenza a una persona cieca.
Non dimentico il mio papà adottivo, che ho rivisto insieme alla mia amica umana dopo qualche anno, ed è stato come se non ci fossimo mai lasciati, però so che adesso la mia vita è qui e ne sono felice.
Imparare a fare questo mestiere per noi non è affatto semplice, perché dobbiamo lasciar perdere tante cose che prima amavamo fare, come annusare i pali e gli angoli, seguire con lo sguardo il volo dei piccioni e delle farfalle o una palla che rotola, o voltarci per rispondere ai richiami di chi vuole farci le coccole, ma il nostro compito è talmente importante che non possiamo proprio distrarci mentre lavoriamo.
Per questo chiediamo a chi ci incontra per strada, mentre siamo in guida, di aiutarci a svolgere bene il nostro compito, evitando di chiamarci con fischi o versi di altro genere e di non cedere alla tentazione di accarezzarci mentre camminiamo, perché ciò potrebbe creare seri guai alla persona che stiamo accompagnando, facendola inciampare o sbattere contro un ostacolo.
Infatti, nei sei mesi di addestramento, tra le altre cose, impariamo ad evitare ostacoli, a destreggiarci sui marciapiedi spesso ingombri di biciclette, motorini e altri oggetti, comprese le auto parcheggiate male, pali segnaletici e altro. Ci viene insegnato ad attraversare sulle strisce pedonali e ai semafori in sicurezza, a fermarci in presenza di gradini e scale, segnalando al nostro amico umano qualunque barriera possa impedire il suo cammino, attendendo pazientemente che si renda conto di un pericolo ed eventualmente, insieme, trovare una soluzione per superare l’ostacolo.
Siamo fedeli e discreti e, se lo accompagniamo in un posto dove si deve trattenere per un po’ di tempo, ci accucciamo pazienti di fianco a lui e attendiamo che assolva ai propri impegni. Ci comportiamo così anche quando il non vedente che si fa guidare da noi si reca al bar, al ristorante, al cinema, a teatro e in altri luoghi dove sappiamo che dobbiamo starcene quieti e tranquilli a goderci quei momenti insieme a lui, perciò cerchiamo di disturbare il meno possibile.
I nostri istruttori ci hanno addestrato con infinita pazienza e dolcezza, ma richiedevano da noi estrema attenzione e ubbidienza, ricompensando i nostri successi con piccoli premi e carezze, per questo abbiamo appreso ad eseguire i nostri compiti con piacere, anche se richiedono grande concentrazione e impegno.
Abbiamo imparato anche come salire sui mezzi pubblici e sui taxi e in quel caso cerchiamo di renderci il meno ingombranti possibili, raggomitolandoci sotto i sedili o davanti ai piedi del nostro amico umano per non dare troppo fastidio.
Per questo non mi spiego perché, ancora oggi, si legge sui giornali che qualcuno ci ha vietato l’accesso in un esercizio aperto al pubblico o in un albergo o si sia rifiutato di farci salire su un taxi, nonostante vi siano leggi emanate appositamente che sanciscono i nostri diritti. (Legge 37/74, Legge 376/88, Legge 60/06).
Oltre alla Scuola presso la quale sono stato educato io, ne esistono altre in Italia, di cui la più importante è a Limbiate (Monza-Brianza), il Servizio Cani Guida dei Lions, che ha consegnato molti cani guida anche nella Provincia di Cremona.
Ce n’è una anche in Sicilia, il Centro Helen Keller di Messina dell’UICI e una vicino a Padova, la Scuola Triveneta. E vi sono anche istruttori che addestrano privatamente.
So che l’allevamento e l’addestramento di un cane come me richiede costi molto elevati, perciò anche per questo, quando veniamo consegnati a un cieco, questi ci ritiene un dono davvero speciale.
Il legame che si è stabilito tra me e la mia amica umana è unico e profondo, e tra noi si è creata una particolare simbiosi che ci ha portati quasi a comportarci come un unico soggetto, nel quale io sono gli occhi che non le funzionano più. In cambio, la mia amica mi accudisce, mi nutre e mi spazzola regolarmente, si preoccupa della mia salute e, soprattutto, mi regala tante coccole. Quando non lavoro, poi, mi fa divertire con i miei numerosi giochi.
Con lei sono andato ovunque, al lavoro, a fare commissioni, a noiose riunioni, al bar, a teatro, al cinema e a divertirci con gli amici.
Ora ho quasi 13 anni e si può dire che sono giunto all’età della meritata pensione, perciò mi viene richiesto un impegno meno gravoso, ma, all’occorrenza, so ancora svolgere il mio compito nel migliore dei modi, perché certe cose che si imparano da piccoli non si dimenticano mai!
Qui a Cremona siamo circa una decina a fare questo importantissimo e difficile mestiere. Alcuni di noi sono a riposo, come Nora e Stella, ma molti li potete incontrare per strada mentre accompagnano i loro amici a due zampe, come ad esempio Quitty, Raissa, Greta, Diva e la nuova arrivata, la dolcissima biondina Ichnusa.
Il 16 ottobre sarà la XVI Giornata dedicata al Cane Guida e io vi chiedo di rivolgere un pensiero speciale a noi e al benefico effetto che la nostra presenza porta a tanti ciechi e ipovedenti che grazie al nostro aiuto, possono riconquistare la loro libertà, autonomia e recuperare il loro benessere psicologico e la loro autostima.
di Flavia Tozzi, Presidente dell’UICI di Cremona (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti).
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