mercoledì 13 ottobre 2021

Le persone con disabilità sono sempre le più colpite dai disastri naturali

Superando del 13/10/2021

«Ciò che colpisce di più è che non vi siano ancora dati attendibili riguardanti le conseguenze dei disastri naturali sulle persone con disabilità, nei sistemi informativi dei vari Paesi. Ciò significa che gli Stati non conoscono e non capiscono le loro popolazioni, e questo spiega in gran parte il perché dell’impatto sproporzionato sulle persone con disabilità in situazioni di crisi»: a sottolinearlo è l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, in occasione della Giornata Internazionale per la Riduzione dei Rischi da Disastri Naturali di oggi, 13 ottobre (International Day for Disaster Risk Reduction).

In tal senso il Forum, nel sottolineare l’assoluta necessità della partecipazione delle persone con disabilità alle azioni volte a rispondere ai disastri naturali, ricorda come gli eventi più recenti, e segnatamente la pandemia da Covid e i catastrofici eventi alluvionali, abbiano «messo in piena luce come le persone con disabilità siano sempre tra quelle a maggior rischio e non solo nei Paesi del mondo a basso reddito, ma anche in Europa: basti pensare a quanto accaduto in luglio in Germania [se ne legga ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.]».

«Chiediamo quindi a tutti i Governi – concludono dall’EDF – di rispettare il quadro di Sendai e di adempiere ai loro obblighi legali ai sensi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, dando priorità allo sviluppo e all’attuazione di strategie di riduzione del rischio di catastrofi completamente inclusive, impegnandosi in modo significativo con le organizzazioni di persone con disabilità, per raggiungere questi obiettivi».

Il riferimento del Forum al “quadro di Sendai” riguarda quanto deciso nel 2015 a Sendai, in Giappone, durante la Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione del rischio di catastrofi, al termine della quale, come avevamo ampiamente raccontato a suo tempo, era stato prodotto un documento molto incisivo e stringente, facendo registrare per la prima volta a livello mondiale una specifica attenzione su questi temi al miliardo di persone con disabilità e oltre che vivono nel mondo.

In quel documento, infatti, si era scritto che «le pratiche di riduzione dei rischi in conseguenza di disastri devono essere basate sulla multisettorialità e sulla capacità di affrontare differenti tipologie di rischi. E tali pratiche, proprio per essere efficaci ed efficienti, dovranno essere accessibili e inclusive. Dal canto loro, i Governi dei vari Paesi dovrebbero impegnarsi insieme ai diretti portatori d’interesse, includendo le donne, i minori e i giovani, le persone con disabilità, le popolazioni povere, i migranti, i popoli indigeni, i volontari, le comunità professionali e le persone anziane, nella progettazione e nell’implementazione di politiche, piani e standard».

Riguardo poi alle statistiche, si era dichiarato che «le azioni per ridurre i rischi in caso di disastri dovranno raccogliere e scambiarsi in maniera aperta e diffusa dati disaggregati per sesso, età e disabilità, in modo da essere accessibili in maniera facile, comprensibili e basati su evidenze scientifiche, con informazioni non emotive sui rischi, come complemento alle informazioni tradizionali».

Tutte azioni che, purtroppo, a quanto denunciato dall’EDF, a sei anni dalla Conferenza di Sendai, risultano ancora largamente disattese, ciò che porterà l’EDF stesso, anche a breve scadenza, ad elaborare una serie di documenti e iniziative, guardando ad esempio all’ormai prossimo Forum Europeo per la Riduzione dei Rischi da Disastri Naturali, in programma dal 24 al 26 novembre in Portogallo, per far sì che venga finalmente imboccata la strada tracciata in Giappone. (Stefano Borgato)

Per ulteriori informazioni: gordon.rattray@edf-feph.org.

Per approfondire ulteriormente la materia delle persone con disabilità di fronte ai vari tipi di emergenze, è possibile accedere al nostro testo intitolato Soccorrere tutti significa soccorrere meglio (a questo link), al cui fianco vi è il lungo elenco dei contributi da noi pubblicati in questi anni, riguardanti anche l’impatto dei cambiamenti climatici.

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