martedì 26 ottobre 2021

"Pars Construens", un'arte per tutti i sensi

Il Giornale dell’Architettura del 26/10/2021

MILANO. “Pars Construens” è la nuova esposizione che anima gli spazi del Gaggenau DesignElementi Hub. Terza mostra del ciclo “Extraordinario”, progetto artistico di Gaggenau e Cramum (piattaforma no profit che dal 2012 sostiene giovani artisti e maestri dell’arte contemporanea ancora poco noti al grande pubblico) che parte dalla luce, dall’invisibilità e da materiali come vetro, metallo e legno – alla base della ricerca estetica e della storia del marchio tedesco – per indagare il mondo dell’arte e dell’architettura.

“Pars Construens”, a cura di Sabino Maria Frassà, direttore artistico di Cramum, è la prima parte dell’inedito progetto “Blind Wood” di Fulvio Morella, artista che fin dall’infanzia impara ad amare il legno nella falegnameria del padre. Le sue opere a prima vista sono oggetti di design con una chiara funzionalità (soprattutto vasi e piatti) ma la sua ricerca, la rifinitura e il pregio dei materiali impiegati, trasformano le sue creazioni in opere che vanno al di là dell’utilità quotidiana.

In questo progetto Morella utilizza il legno, il metallo, l’architettura, l’archeologia e la scrittura Braille, di cui ricorre nel 2021 il bicentenario dall’ideazione, perché “l’arte può e deve essere vista da tutti”, afferma l’autore. L’intuizione che porterà al sistema Braille ha origine nel 1821 alla presentazione all’Istitution royale des jeunes aveugles di Parigi della modalità di lettura notturna dei dispacci militari in rilievo a cura di Charles Barbier de la Serre. In seguito, nel 1829 Louis Braille definì un sistema originale di segni basato su sei puntini. Dalla diversa collocazione dei punti e dal numero variabile di essi prendono forma i caratteri dell’alfabeto Braille. Ciascun carattere occupa uno spazio di 2×3 mm, per un massimo di sei punti e un minimo di uno, ad eccezione dello spazio, indicato da un rettangolino vuoto; un sistema di comunicazione composto da 64 diverse combinazioni di puntini in rilievo. Molti anni dopo, nel 1949, l’Unesco unificò tutti i vari alfabeti per crearne uno universale, utilizzabile in ogni parte del mondo. Un sistema altamente grafico e dalla precisione architettonica.

Luoghi simbolo riletti attraverso il sistema Braille

Le opere in mostra sono dei quadri/sculture in cui la scrittura in Braille e l’esperienza tattile assumono un’inedita valenza artistica. Quindi non solo semplice elemento decorativo, ma una chiave per interpretare forme a prima vista astratte che rileggono in ottica contemporanea alcuni noti luoghi dell’antichità, partendo dall’idea che la conoscenza di sé deriva proprio dall’imparare a comprendere il passato e le sue stratificazioni. Le forme in legno di Morella rileggono e celebrano luoghi simbolo come l’Anfiteatro di Milano, l’Arena di Verona, il Pantheon di Roma e le cupole rosse di Palermo. Quindi non sono solo opere da appendere, ma con cui instaurare un rapporto: in questo caso, è “vietato non toccare”.

Come spiega Frassà, “Morella impiega la storia dell’architettura e del Braille per mostrarci l’attualità della riflessione del filosofo inglese Bacone, per cui nell’uomo coesistono una «pars destruens» che critica e demolisce, e una «pars construens» in grado di discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ovvero di elaborare il passato e ciò che ci circonda per farne qualcosa di nuovo”.

La vista è il senso attraverso cui è possibile percepire gli stimoli della luce, del colore, delle figure e le posizioni degli oggetti. Lo stimolo visivo è il più rapido, quello che ci fa capire subito se una cosa ci piace oppure no. Tuttavia, anche attraverso lo stimolo tattile è possibile leggere un materiale, percependo le variazioni dovute ad ogni fase di lavorazione e le caratteristiche diverse delle varie essenze, ad esempio nel caso del legno.

Come ci ha insegnato anche Bruno Munari, il linguaggio tattile è la prima forma di comunicazione, e nel suo immenso lavoro ha spesso pensato a un’arte che coinvolgesse tutti i sensi e non soltanto la vista, ritenuta per troppo tempo la sola fonte di conoscenza. Realizzerà, ad esempio, le “Tavole tattili” (la prima risale al 1931): tavole di legno che presentano vari materiali come carte vetrate di varia finezza, sughero, corde, metallo, pelle e pelliccia, così da offrire diverse sensazioni visive e tattili. Sulla tavola del 1943 l’artista indicava anche i tempi di lettura (lento, forte, veloce, velocissimo), come se si trattasse di una partitura musicale.

Arte per tutti i sensi, quindi, quella di Morella, che può essere pienamente compresa solo attraverso la condivisione dei linguaggi (visivo, tattile e Braille).

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