La Repubblica del 11/10/2021
Nel 2015 Fulvio Morella è in piedi davanti a una scultura di Jean Arp al Guggenheim di New York e fatica a reprimere la tentazione di allungare la mano, semplicemente perché quell'opera "chiede di essere toccata". La sua mostra che inaugura oggi negli spazi del Gaggenau DesignElementi Hub, "Pars Construens", nasce da quell'esperienza, e ovviamente si può toccare.
Morella è ingegnere informatico e manager di banca. L'incontro con la materia avviene nel 1999, quando decide di salvare il tornio del nonno, che come il padre lavorava il legno. L'arte è una passione che all'inizio coltiva in privato, con il pudore del dilettante, l'unico che, per dirla con Savinio, sia in grado di " guardare le cose dall'alto e con disinteresse... con amore leggero". Poi gli amici lo convincono a mostrare quello che fa ( anche su Instagram: @tornituramorella) e l'apprezzamento è immediato.
Crea opere a metà tra l'arte e il design, da appendere e non toccare. Fino all'incontro con Arp, che entra in corto circuito creativo con un'altra attività svolta nel suo lavoro in banca, quando a fine anni Novanta contribuì a un progetto di inclusione per non vedenti. A questo punto decide che anche le sue opere d'arte devono essere tattili.
Dalla pandemia nasce l'ispirazione dell'ultimo progetto " Blind Wood", al centro dell'esposizione. Sembrano tutte opere astratte: forme tridimensionali in legno appese al muro. Cosa sono in realtà lo può dire solo una persona non vedente, leggendo i titoli scritti direttamente sulle opere in carattere Braille, di cui ricorre il bicentenario: Anfiteatro di Milano, Arena di Verona, e così via. I legni riproducono monumenti storici famosi, scelti per il riuso che le società e le culture ne hanno fatto nei secoli. Al centro la convinzione che l'umanità non cancelli mai nulla di ciò che è accaduto, ma riutilizzi e assimili anche gli eventi più dolorosi, in una continua commistione e reinterpretazione di linguaggi, codici, significati.
«La realtà è talmente complessa che per comprenderla non basta affidarsi a un solo senso, come facciamo con la vista, bisogna farli collaborare tutti, in un sincretismo sensoriale che si rispecchia nei sincretismi religiosi, culturali, architettonici che Morella tematizza nelle sue opere concettuali » , spiega il curatore Sabino Maria Frassà. La mostra è accompagnata da un catalogo gratuito che decodifica il significato delle opere, rendendole accessibili anche a chi, vedendo bene, si illude di vedere tutto.
di Nicola Baroni
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